“Perché lui è più a rischio di me? Lui può stare a casa, può evitare di uscire e di avere contatti, io invece devo averli per forza, perché devo stare con la gente. Dobbiamo essere meno egoisti e ragionare”. Questo ha detto il sindaco di Avola, Luca Cannata, secondo quanto ha scritto l’agenzia Ansa che ricostruisce il contesto. A chi si riferiva? Ai malati oncologici, come viene specificato qui.
Ora, si tratta della classica notizia a cui un giornalista non vorrebbe credere. Dunque, con fiducia, aspettiamo una smentita, le scuse, un’abiura, un ulteriore chiarimento, perché quelli giunti fin qui non risultano troppo convincenti, ma, appunto, restiamo in speranzosa attesa, dopo avere ascoltato il passaggio radiofonico. E, nel frattempo, proviamo a rispondere, con qualche imbarazzo. I malati oncologici sono più a rischio. I malati oncologici sono fragili. I malati oncologici sono persone già percosse dalla vita e hanno diritto a un sorso anticipato di speranza. Ecco perché questi pazienti vanno vaccinati. A proposito di minore egoismo e maggiore razionalità.
Ho commesso un errore nel precedente commento che la prego di non pubblicare. Di seguito il testo corretto
Dottore Puglisi, grazie. Grazie da chi pensa che la sofferenza abbia la precedenza rispetto alle ragioni della convivenza fatta di privilegi e sotterfugi, grazie da chi pensa che è dovere di una comunità democratica e solidale anteporre le ragioni della difesa dei più deboli e poi dei più forti, sempre più forti con i deboli e sempre più deboli con i forti, grazie da chi crede che le ragioni presupposte del primato dell’economia (quale?) non prevalgono sulla vita di chi non partecipa in allegria e spensieratezza alla produzione di reddito, grazie da chi crede che le comunità siano basate sul rispetto reciproco e non sulle singole convenienze, grazie da chi crede che il vecchio padre Anchise debba essere ancora portato sulle spalle dal giovane figlio e non abbandonato al suo destino perché ormai vecchio, grazie da chi crede che i gesti più belli siano quelli degli abbracci spassionati e senza ritorni e non quelli dell’ipocrisia di facciata, grazie da chi crede che tanti dovrebbero vergognarsi delle sgomitate al povero banchetto della speranza e avere un rigurgito d’orgoglio, l’ultimo e forse l’unico, e dimettersi dai loro ruoli
Il Sindaco di Avola così come De Luca di Napoli e Nicolosi di Corleone hanno tanto da imparare.