Blutec, nuova protesta dei lavoratori: operai di Termini Imerese in catene

Blutec, nuova protesta dei lavoratori: operai di Termini Imerese in catene

Operai chiedono l'intervento di Musumeci
PALERMO
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PALERMO, 09 MAR – Siti-in e blocchi stradali davanti alla Presidenza della Regione siciliana a Palermo, a manifestare sono gli operai Blutec di Termini Imerese. Fim Fiom e Uilm hanno chiesto un incontro al governatore Nello Musumeci. A giugno scadrà la cassa integrazione per i 600 lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese e al momento non c’è una soluzione industriale per il rilancio della fabbrica. Da giorni i sindacati chiedono la convocazione al Mise e hanno deciso di spostare la protesta da Termini Imerese a Palermo. Quattro operai si sono incatenati davanti a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione.

“I lavoratori sono stanchi ed esasperati” perché “questa non è una condizione che può continuare e si deve porre una soluzione industriale che salvi il futuro di questo territorio e di questi lavoratori oltre che dell’indotto”. Lo dice Antonio Nobile, segretario generale Fim Cisl Palermo-Trapani, oggi al sit-in di piazza Indipendenza. “Nei giorni scorsi abbiamo reiterato la nostra richiesta di incontro al ministro Giorgetti per riaprire il tavolo di crisi, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta e da qui la protesta di piazza di oggi – aggiunge Nobile -. Domina solo il silenzio sui progetti energetici ambientali presentati per Termini nei mesi scorsi, su altre possibili ipotesi avanzate nei mesi scorsi ma mai palesate ufficialmente e intanto la Cassa integrazione scadrà a giugno e lo spettro dell’arrivo delle lettere di licenziamento spaventa centinaia di famiglie termitane”.

“Sembra assurdo – commenta il segretario generale Cisl Palermo-Trapani, Leonardo La Piana – che in tutti questi anni, un polo industriale con personale altamente qualificato come quello di Termini, non abbia ottenuto un piano industriale solido e certo. Bisogna rendere attrattiva la zona con le infrastrutture adeguate, con le Zes che attendono di fatto l’attivazione – conclude -. Si usino tutti gli strumenti possibili, bisogna salvare il futuro industriale di un territorio che paga gli effetti devastanti di anni di crisi”.

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