Dall'Mpa a Bianco, Porto: "Perché ho scelto Salvini" - Live Sicilia

Dall’Mpa a Bianco, Porto: “Perché ho scelto Salvini”

Da Fabrizio Micari a Nello Musumeci. Dalla candidatura in Forza Italia alla guida dello scudocrociato catanese. E ora la Lega
CATANIA, L'INTERVISTA
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CATANIA – Dall’Mpa a Enzo Bianco. Da Fabrizio Micari a Nello Musumeci. Dalla candidatura in Forza Italia alla guida dello scudocrociato catanese. Alessandro Porto entra nella Lega di Matteo Salvini e va a sedere nella cabina di regia provinciale. E lo fa da leader di un movimento civico (la rete Più) con profonde radici nel territorio etneo. “L’avvicinamento alla Lega è iniziato quando, nel mese di gennaio, è stata costituita la federazione Udc, Idea Sicilia, Italia Viva e Cantiere Popolare – spiega il diretto interessato a LiveSicilia – Una notizia che ho appreso dal giornale assieme a quella della nomina di un nuovo assessore regionale. In quel momento ho ritenuto di non avere più un partito”. Finisce così l’esperienza di Alessandro Porto da coordinatore provinciale dell’Udc. Chiusa una porta si apre però un portone, un portone chiamato Lega. L’assessore al Decentramento e Periferie di Salvo Pogliese sale sul Carroccio e va ricoprire l’incarico di coordinatore provinciale.  

Assessore, non c’era modo per ricucire con l’Udc?

“Se per due mesi non senti più i vertici del tuo partito vuol dire che non sei più il coordinatore provinciale. Ho preso semplicemente atto che le cose erano cambiate. Tutto qui”.

E poi?

“Quasi per caso, ho incontrato un amico di vecchia data, l’onorevole Minardo, che mi ha chiesto di entrare in Lega. Prima di decidere però mi sono consultato con quanti militano nella rete civica Più, fra questi parecchi amministratori locali. È stata una lunga trattativa. Nel frattempo dialogavo anche con altre forze politiche del centrodestra. Devo dire però che Minardo è stato assai determinato”. 

Da centrista a leghista, che salto è? 

“Intanto non è più la Lega di Bossi, ma quelle di Salvini. E Salvini, anche se in molti non lo ricordano, eccetto il sindaco Pogliese, è colui che ha salvato Catania”. 

Si riferisce ai fondi del Salva-Catania?

“Assolutamente, sì. Ad oggi, la Lega è l’unico partito che parla di Ponte sullo Stretto e di infrastrutture al Sud. Ha ragione Salvini quando dice a Draghi che senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte. Se guardiamo lo stato attuale delle nostre ferrovie, la situazione è pessima. Da moderato dico che anche la nostra classe politica ha delle colpe”.  

Parla già da leghista navigato. 

“Guardi, i politici del passato non hanno avuto sempre ragione. Per questo, quando un partito dal 25/30% ti propone il coordinamento provinciale, guardando allo stato del tuo territorio, per lo meno devi avanzare un’analisi. E se sei furbo, ne devi approfittare”. 

La parola furbizia suscita sospetti, non trova? 

“Furbizia nel saper superare i pregiudizi che fino a ieri ci hanno accompagnato, questo intendo. Oggi bisogna puntare a un partito del fare, come è la Lega. Puntare alla meritocrazia e alla cultura del Lavoro per concorrere con il Settentrione e il resto d’Europa. Forse non tutti si rendono conto che il Sud sta morendo”.

Lei crede davvero che con la Lega il Sud possa fare questo salto? 

“Io credo che un partito che ha affrontato grandi sfide possa aiutarci a non farci piangere addosso”.    

Dall’uscita dell’Mpa ha avuto un posizionamento tutt’altro che stabile, con passaggi nel centrosinistra e una candidatura alle Regionali con Forza Italia. Qual è il punto fermo? 

“Innanzitutto dobbiamo separare i momenti storici. Perché nell’Mpa non ero un soggetto autonomo, ma ero inserito nella segreteria del senatore Giovanni Pistorio. Per quanto fossi un suo stretto collaboratore, rimanevo comunque un uomo a disposizione della squadra. Quando mi candidai nella lista per Enzo Bianco non fu per una decisione mia, ma fu una scelta di Pistorio e Nicola D’Agostino. Una scelta che seguiva il loro addio all’Mpa e l’ingresso nell’Udc. Ma, a differenza di quanto è stato scritto erroneamente, io non entrai mai nel Pd”.

Nessuno l’accusa di ciò.

“Aggiungo pure che mai Enzo Bianco mi ha chiesto di iscrivermi al Pd. Fu proprio in quella fase che lo stesso Pistorio annunciò l’addio alla politica, così mi ritrovai orfano, ma anche uomo libero. Accettai dunque di fare fare il capogruppo di Bianco in consiglio comunale perché c’era un accordo: quello cioè che sarei entrato nella lista del prossimo candidato presidente della Regione (Micari, ndr). Alla fine non ci fu alcuna lista del presidente in provincia di Catania e così è venuto meno ogni altro vincolo con Bianco”.

Da lì la vicenda del cambio del cambio di manifesti e coalizione, giusto? 

“Quando Pogliese mi accolse nella lista di Forza Italia, rilasciai una dichiarazione in cui dicevo che mi candidavo, assieme ad altri quattro, come rappresentante di un mondo civico presente in più territori. Una dichiarazione che rilanciò pure lui. Non fui eletto, così si concluse l’esperienza con FI, a cui tuttavia non ho mai aderito. Fu proprio allora che l’onorevole Lorenzo Cesa mi propose di tornare da dove ero partito, nell’Udc”. 

Un ritorno a casa?

“Diciamo di sì. Si figuri che prima di entrare nell’Mpa sono stato segretario dei giovani del Ccd. Comunque, alle scorse Amministrative  ho presentato la lista dell’Udc a Catania, ma non andammo a seggio. Nonostante ciò, il sindaco, da persona perbene qual è, ha riconosciuto il nostro contributo proponendomi l’ingresso in Giunta”.

In questo momento c’è un assessore che è espressione della prima ondata leghista catanese, Fabio Cantarella; un assessore, Giuseppe Lombardo, che rappresenta quella stessa area autonomista che di recente ha stretto un patto federativo con la Lega. E c’è Alessandro Porto, neo coordinatore del carroccio etneo. Quanti uomini ha il partito di Salvini in Giunta a Catania?

“Quali siano gli equilibri della Giunta va chiesto al sindaco Pogliese. Non mi permetto di mettere parola su ciò, non è di mia competenza”.

Era consapevole che il suo passaggio in Lega avrebbe provocato critiche e ironia?

“Apprezzo tutti quei giornalisti che fanno il loro dovere. C’è chi mi ha contattato direttamente per dirmi, nel bene o nel male, come la pensasse”.

E gli altri?

“Altri invece si sono fermati agli slogan. Ognuno però deve fare il suo mestiere e ho rispetto di ciò. Ci mancherebbe. Posso dire che da coordinatore provinciale non prenderò una lira, saranno soltanto oneri. Io sono sempre stato leale con i miei elettori e loro hanno sempre rinnovato la fiducia nei miei confronti. Stavolta non ho cambiato partito ma è l’Udc che ha cambiato linea”.


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