CATANIA – “Allerta tsunami rossa”. Tutto è iniziato con un messaggio, diffuso nel sistema Gecos di Protezione Civile, poco dopo le 10.00 del mattino. Si tratta del canale di comunicazione utilizzato, esclusivamente, per le emergenze.
Viene indicato come “evento disponibile”, cioè come evento comunicato, uno “tsunami” con “livello di allerta rossa”. Livesicilia ha acquisito lo screenshot originale, grazie all’attenzione del Comune di Palermo, che ha fiutato il problema.
Il sistema
Il sistema Gecos indica, nel corpo del messaggio, anche i Comuni sui quali le onde starebbero per arrivare: “Comuni di possibile impatto – si legge – Siracusa, Catania, Messina, Portopalo, Strombolicchio, Ginostra, Milazzo, Palermo, Gela, Lampedusa, Pantelleria, Porto Empedocle, Sciacca, Mazara del Vallo”.
Nessun avviso che si tratti di un’esercitazione e mezza Sicilia va quasi nel panico. Con centralini presi d’assalto e il dirigente di Protezione Civile, Salvo Cocina, tempestato dalle telefonate. “È un’esercitazione”, ribadisce a LiveSicilia, ma nella comunicazione inviata col Gecos, manca il codice apposito, “EXE”. E Cocina, non ha alcuna responsabilità.
La Pec
La situazione rischia di peggiorare quando nei Comuni siciliani arriva la Pec con lo stesso messaggio diffuso dal sistema Gecos. Ma stavolta spunta il codice “EXE”, che in pochi conoscono. “EXE” sta per esercitazione, ma gli addetti alla ricezione delle email spesso non lo sanno. “Tsunami Tsunami ROSSO (WATCH) del 09/03/21 10:43”.
Il messaggio e le onde
Anche via Pec, il contenuto non cambia: “Possibili onde di maremoto sul territorio nazionale”.
Nessuno tsunami, nelle intenzioni del sistema di Protezione Civile c’era il tentativo di testare il sistema di comunicazione e gestione delle emergenze, nel giorno in cui ricorre l’anniversario del maremoto (quello vero) del Giappone. Uno tsunami che fece 16mila vittime.
In Sicilia, con il pasticcio del sistema Gecos, ci sono state centinaia di telefonate, momenti di tensione e un’esperienza che, si spera, non debba mai servire.