Piano di Ripresa e Resilienza: la riscossa delle regioni del Sud - Live Sicilia

Piano di Ripresa e Resilienza: la riscossa delle regioni del Sud

La linea in un documento scritto a quattro mani dall’assessore siciliano Gaetano Armao e dal vicepresidente della Campania Fulvio Bonavitacola

Le regioni meridionali puntano sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR-NextGenerationEU) per lasciarsi alle spalle, una volta per tutte, il divario con il Settentrione. 

Il documento 

La linea delle regioni del Sud è un documento scritto a quattro mani dall’assessore siciliano Gaetano Armao e dal vicepresidente della Campania Fulvio Bonavitacola che mette nero su bianco una strategia di rilancio per il Mezzogiorno. A partire dalle risorse in arrivo. Il punto nevralgico riguarda la ripartizione tra le varie aree del Paese. E su questo campo che si gioca la partita. 

Numeri e cifre 

Sul piatto c’è il piano dell’Unione Europea per la ripresa e mette disposizione degli stati membri 672,5 miliardi di euro di sovvenzioni e prestiti per affrontare l’onda d’urto della pandemia e “promuovere le transizioni verde e digitale e costruire società  resilienti e inclusive”. L’ultimo treno che il Mezzogiorno non può permettersi di perdere. L’impostazione dell’ormai ex governo Conte, secondo Armao che lamenta anche una sorta di disinteresse dell’esecutivo nei confronti dei suggerimenti espressi dalle regioni, “va rivista”. E il nuovo corso a trazione Draghi si starebbe già muovendo nella direzione indicata dal duo Armao-Bonavitacola. 

I principi cardine 

“Coesione economica, sociale e territoriale” sono gli scopi richiamati espressamente dai vertici europei che gli amministratori meridionali intendono sottolineare con ancora più forza. Il perché è presto detto. “Di tali prioritari obiettivi non vi è traccia nel documento del Governo italiano, se non nei termini di una generica trasversalità del Sud nelle diverse missioni di cui si compone il programma. E ciò  nella completa obliterazione delle Regioni, soprattutto quelle del Sud, che non hanno avuto modo di produrre alcun apporto in termini di elaborazione al testo del Governo”, si legge nel documento. 

Le somme

Pallottoliere alla mano le risorse destinate al nostro Paese ammontano a 224 miliardi. “Il documento approvato dal Governo aggiunge alle risorse disponibili per le finalità NGEU nel bilancio nazionale quelle del nuovo Quadro finanziario pluriennale (QFP 21-27) il che fa salire circa 310 miliardi € l’importo delle risorse europee messe a disposizione dell’Italia, di cui 210,5 miliardi € (che riguardano quote del pacchetto NGEU per circa 1 miliardo, non considerate nel PNRR) derivanti dai dispositivi riconducibili al Next generation UE (NGEU) e circa 99 miliardi derivanti dal Quadro finanziario pluriennale 2021-27 (QFP 21-27)”, si legge nel documento. Somme importanti e più ingenti di quelle erogate in illo tempore dal Piano Marshall. Il documento snocciola cifre e numeri fino a ridurre all’osso le sole somme sulle quali si può approntare un calcolo di massima cioè destinate a nuovi interventi a titolo di sovvenzione: 68 miliardi. 

La ripartizione

Da qui parte la riflessione degli amministratori meridionali e si intreccia con i criteri di calcolo per la ripartizione delle risorse utilizzati a livello europeo che tengono in considerazione diverse variabili tra le quali la popolazione e l’inverso del Pil pro capite. “In diretta applicazione dei criteri delineati dalla Commissione UE, sulle risorse a titolo di sovvenzione, al Sud dovrebbero spettare 45,45 miliardi di euro”, il 66% del totale.  Alla luce di questa considerazione la richiesta è quasi scontata: tenere in considerazione i parametri di calcolo europei per foraggiare adeguatamente il rilancio del Mezzogiorno. “In termini generali e riassuntivi deve potersi ritenere equa una ripartizione generale che garantisca al Mezzogiorno almeno il 50% (come esito finale complessivo e non come quota riferita alle singole tipologie di finanziamento) del totale delle risorse di cui si compone il programma Next Generation UE (fondo perduto, prestito sostitutivo d’interventi già finanziati con fondi nazionali, prestito per finanziamento di nuovi interventi, React UE, Just Transition Fund), al netto dei finanziamenti nazionali aggiuntivi a valere sui fondi di FSC”, mette nero su bianco il documento. “Carpe diem”, insomma. Ora o mai più.  


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