Reddito di cittadinanza, al via progetti per 2 mila persone - Live Sicilia

Reddito di cittadinanza, al via progetti per 2 mila persone

Ad aprile partono i Puc in scuole e mercati: per tutti tre mesi a rotazione

PALERMO – Ad aprile si partirà con scuole e mercatini, poi sarà la volta di verde, uffici e centri di raccolta. Sembra ormai tutto pronto al comune di Palermo per l’avvio dei Puc, ossia i Progetti utili alla collettività che coinvolgeranno chi percepisce il reddito di cittadinanza: all’appello manca un ultimo via libera della Regione sull’uso delle somme e poi anche nel capoluogo siciliano i percettori del reddito potranno mettersi all’opera.

Un annuncio che era stato fatto già lo scorso novembre, ma tra la pandemia e le attività propedeutiche il termine è slittato di qualche mese. La macchina però adesso è pronta, così come le regole: tre mesi al massimo non ripetibili e un’assegnazione affidata a un algoritmo, senza alcuna discrezionalità, favorendo la rotazione. Paletti ben precisi voluti dall’amministrazione comunale per stroncare qualsiasi tentativo di trasformare i Puc in altro o di alimentare, anche inconsapevolmente, l’illusione di nuovo precariato. A conti fatti, da aprile a dicembre di quest’anno potrebbero essere 2 mila i soggetti coinvolti per una spesa di circa 400 mila euro a carico dello Stato.

I primi progetti a partire, da una decina di ore a settimana, saranno quelli legati all’emergenza Covid con l’impiego nei mercatini e fuori dalle scuole, sia per evitare gli assembramenti che per invitare al rispetto delle norme anti-contagio, a cui seguiranno poi quelli sul verde nella Quarta e nella Quinta circoscrizione, sui centri comunali di raccolta, sul supporto agli uffici di stato civile e sull’aiuto allo studio. Un modo per rispondere alle richieste di chi, percependo il reddito, da mesi chiede che partano le attività ma anche per regolarle in modo preciso, evitando speculazioni anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

Cosa sono i Puc

La misura del reddito di cittadinanza non prevede soltanto l’inserimento nel mercato del vero lavoro ma anche l’impiego, da otto a 16 ore la settimana, in attività a beneficio della collettività: un obbligo per chi riceve il reddito, un onere per i comuni che dei Puc sono responsabili. Gli enti locali non sono tenuti ad attivare i progetti ma sono comunque invitati a farlo, sebbene questo comporti non poche responsabilità.

Chi percepisce il reddito, infatti, non può sostituirsi ai lavoratori comunali ma può soltanto supportarli e comunque bisogna garantire visite mediche, formazione sulla sicurezza, coperture assicurative, materiali, attrezzature, dispositivi. Tutte somme stanziate dallo Stato, per mezzo delle Regioni, e che arrivano poi agli enti locali che sono tenuti a organizzare i progetti che richiedono anche tutor e attività di monitoraggio e affiancamento. Perché la partecipazione, per i percettori, è obbligatoria e un eventuale rifiuto comporta la revoca del sussidio: fanno eccezione i soggetti fragili, gli anziani, chi studia o chi si trova in particolari condizioni.

I Puc? Non sono una priorità

A Palermo l’iter non è stato particolarmente veloce: vuoi per la pandemia, vuoi per le difficoltà di mettere in piedi la macchina organizzativa, i progetti che sarebbero dovuti partire a metà del 2020, se tutto andrà per il verso giusto, inizieranno a muovere i primi passi solo ad aprile di quest’anno. Il punto è che per l’amministrazione comunale, alle prese con le mille emergenze del sociale, i Puc non sono stati una priorità.

Una scelta, quella dell’amministrazione, dettata anche dalla volontà di stroncare sul nascere ogni tentativo di strumentalizzazione dei progetti. Da tempo ormai gruppi di volontari, armati di scope e ramazze, puliscono alcuni angoli dei quartieri o provano a rendersi utili in attesa dei Puc: il timore, a piazza Pretoria, è che qualcuno possa approfittarne o, come nel caso dei cantieri scuola, chiedere proroghe o tentare di trasformali in altro, così le regole fissate sono più stringenti che mai e il bando rivolto ai privati per il momento rimane chiuso nei cassetti.

Le regole

I progetti dureranno fino a dicembre, ma il singolo percettore non potrà essere coinvolto per più di tre mesi e solo una tantum: del resto a Palermo si stima che le famiglie che beneficiano del sussidio siano circa 30 mila, per un totale di 70-80 mila persone. Inoltre non si potrà scegliere né il progetto, né il luogo in cui si opererà, né chi sarà selezionato: tutto sarà affidato a un algoritmo. Le prime attività saranno di supporto alla Protezione civile per il rispetto delle norme anti-Covid nei mercatini e fuori dalle scuole, una vera emergenza se si considera che la Prefettura ha dovuto chiudere alcuni mercatini proprio per il rischio di un’esplosione dei contagi. Poi toccherà alla cura del verde nei quartieri, al supporto nei Ccr e 10 unità saranno anche negli uffici dello stato civile.

“Il Governo nazionale ha deciso di attivare gli strumenti previsti dalla legge per la valutazione – dice l’assessore Mattina – Il reddito di cittadinanza resta uno strumento fondamentale e strategico, che però va migliorato sotto alcuni aspetti: bisogna per esempio ripensare il sistema dei Puc che va adeguato alle singole realtà locali, perché non è detto che quello che funziona a Milano possa funzionare altrettanto bene a Palermo, ma rimane comunque una misura strategica. Collaboriamo con la Guardia di Finanza che sta facendo un ottimo lavoro per individuare chi lo percepisce indebitamente, ma questo non vuol dire condannare lo strumento nel suo complesso”.

“Il reddito di cittadinanza ha dato un contributo importante per abbattere i disagi della povertà economica con evidenti effetti sulla tenuta sociale delle comunità, in sinergia con la rete dei servizi sociali comunali che da alcuni anni praticano un approccio personalizzato rispettoso di tutti e di ciascuno perché nessuno resti solo – dice il sindaco Leoluca Orlando – È però evidente la necessità di potenziare e rendere effettiva quella parte dell’idea originaria del reddito che mirava a sviluppare competenze e acquisire conoscenze spendibili nel mercato del lavoro”.


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