I magistrati: "Pure a noi priorità nei vaccini" - Live Sicilia

I magistrati: “Pure a noi priorità nei vaccini”

La carica delle professioni. Ma col governo Draghi si cambia sistema.
CORONAVIRUS
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 ROMA – Dare continuità alla giustizia – come chiedono avvocati e magistrati – ma anche tutelare il diritto a informare ed essere informati, come rivendicato dall’Ordine dei giornalisti, che ha pubblicamente sollevato la questione dei rischi cui sono esposti i cronisti. E, ovviamente, tutelare il diritto all’istruzione, alla sicurezza, e un bene primario come la salute dei soggetti più fragili. Sono diversi i principi sul piatto della bilancia nell’assegnare le priorità per la campagna vaccinale. Se una certa discrezionalità affidata alle Regioni nel definire i “servizi essenziali” ha consentito di dare risposte a queste richieste un po’ in ordine sparso, la necessità di trovare regole uniche e criteri uniformi ha imposto uno stop.

“A tutti, chiedo di aspettare il proprio turno”, ha detto ieri a Fiumicino il premier Mario Draghi, “in modo di mostrarci una comunità solidale”. Un’esortazione che ha frustrato le aspettative rispetto a un bene prezioso, quanto scarso, come le fiale di vaccino. “Apprendiamo con sorpresa”, dice ora l’Associazione nazionale magistrati, “che il nuovo Piano vaccinale, modificando le Linee Guida del Piano strategico per la vaccinazione approvato dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target le categorie di lavoratori appartenenti ai servizi essenziali”. “Lungi dal costituire una ingiustificata corsia preferenziale”, era una scelta – rivendica – “finalizzata ad impedire che possibili focolai di contagio” e la modifica “rischia di ripercuotersi negativamente sulla continuità anche del servizio giustizia”. Se la giustizia non si ferma, e svolgiamo un’attività a contatto con il pubblico anche noi siamo una categoria a cui dare la priorità: è il ragionamento all’interno del sindacato dei magistrati. Per questo motivo, in un documento discusso e votato all’unanimità, l’Anm chiede ufficialmente “che tutti i lavoratori del comparto giustizia (ivi compresi magistrati, personale amministrativo e classe forense) vengano reinseriti nel Piano strategico”. Una richiesta alla quale si associano subito gli avvocati. La giustizia “rappresenta un settore cruciale nella vita del Paese”, dice Giovanni Malinconico, coordinatore dell’Ocf, organismo che rappresenta le istanze politiche e sindacale degli avvocati, ma “spiace dover constatare che la questione al momento è stata affrontata in modo diseguale e contraddittorio”. A fine febbraio anche i commercialisti avevano fatto un’analoga rivendicazione con una lettera al ministro Speranza. E l’Adepp, l’Associazione che riunisce molte delle casse di previdenza dei professionisti aveva invocato la vaccinazione “subito” per quelle categorie che non si sono mai fermate e non possono interrompere la loro attività. Tra queste, anche i giornalisti. Ha creato un certo dibattito all’interno della professione, e fuori, l’inserimento da parte di alcune Regioni dell’informazione tra i servizi pubblici essenziale cui assegnare una priorità. Intanto però in Campania è stato predisposto un form per raccogliere adesioni. E a Treviso, l’azienda sanitaria, che ha ricevuto un migliaio di rinunce da parte di docenti per il vaccino Astrazeneca, ha deciso di non sprecare le dosi offrendo la possibilità ai giornalisti del territorio di sottoporsi all’iniezione. Ma alla fine sono stati pochi a poterne beneficiare, perché la gran parte degli “slot vaccinali” rimasti liberi sono stati coperti da un’altra categoria, i lavoratori dei Comuni. (Melania Di Giacomo – ANSA).

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