Le ombre sul Comune dopo il blitz: "Prefetto invii ispettori" - Live Sicilia

Le ombre sul Comune dopo il blitz: “Prefetto invii ispettori”

Le associazioni chiedono un accertamento per verificare possibili infiltrazioni o condizionamenti nell'operato dell'amministrazione comunale.

CATANIA – Se qualcuno pensasse che la mafia a Catania negli ultimi anni ha cambiato volto sarebbe in errore. Perché la mafia che riesce a infiltrarsi nelle Istituzioni e nei tessuti economici e imprenditoriali esiste fin dai tempi in cui Nitto Santapaola si faceva fotografare con importanti personalità e autorità durante fantomatiche inaugurazioni di concessionarie. Questo serpente velenoso esiste almeno da quarant’anni.

Quello che fa riflettere è che – nonostante sia un fenomeno conosciuto (da decenni ormai) – continua ad essere così radicato. Catania ancora una volta si scopre una città grigia, piena di ombre e collusioni. Gli investigatori e la magistratura fanno il loro dovere: ed è proprio attraverso la conoscenza del fenomeno che si riesce a (livello penale) farlo emerge e fermare. Ma è dalla parte politica e culturale che non si è riusciti a creare gli anticorpi “alle infiltrazioni”. 

L’operazione Sipario ha aperto una ferita. Ci sarebbe stato (il condizionale è d’obbligo in questa fase processuale) un patto tra il “broker” del boss Privitera Orazio Buda e il vicepresidente (sospeso) del VI Municipio Mauro Massari: da una parte la garanzia di un pacchetto di voti e dall’altra la totale disponibilità a usare anche la divisa e la sua carica politica per elargire favori all’indagato. Inoltre Buda avrebbe avuto dalla sua parte anche tre vigili urbani di Catania. Una fotografia inquietante che secondo I Siciliani Giovani, Arci Sicilia e Asaec Associazione antiestorsione di Catania deve portare a un immediato intervento della Prefettura di Catania con l’invio degli ispettori a Palazzo degli Elefanti e al Municipio oggetto dell’inchiesta della Guardia di Finanza. 

“Abbiamo inviato un appello al Prefetto e al Ministro dell’Interno affinché si avvii un accertamento per verificare che non vi siano stati condizionamenti di tipo mafioso nell’attività amministrativa di questa città”, ha detto Matteo Iannitti de I Siciliani Giovani nel corso di una conferenza stampa. “Ci saremmo aspettati che fosse il sindaco Salvo Pogliese a chiedere l’accesso ispettivo, ma invece – aggiunge – sembra che in questa vicenda si voglia mettere il silenziatore”. “Questo silenzio – gli fa eco Dario Pruiti di Arci Sicilia – si deve trasformare in un rumore assordante contro la criminalità organizzata”. Nicola Grassi annuncia che l’Asaec – in virtù del recente atto notarile con cui l’associazione diventando Ente del terzo Settore ha ampliato l’operatività anche ai reati contro la pubblica amministrazione – si costituirà parte civile nel processo. “E dovrebbe farlo anche l’amministrazione comunale per dimostrare una volta per tutte da quale parte della barricata sta”, commenta Grassi. Un invito che è stato raccolto dal sindaco Salvo Pogliese.

All’appello al Prefetto hanno aderito anche Sunia Catania, Legambiente Catania, Movimento 5 Stelle Catania, Sinistra Italiana Catania, CGIL Villaggio Sant’Agata, PRC Catania, Italexit Catania, Arcigay Catania, Asia-USB Catania e nelle ultime ore anche il Pd Catania. Claudio Fava, presidente della Commissione Antimafia all’Ars, fin da subito si è unito alla richiesta di “un accesso ispettivo antimafia”.

“Noi non ci fermeremo e continueremo a chiedere a Prefetto e Governo – avverte Iannitti – di avviare le verifiche”. Le associazioni non vogliono che si ripeti la stessa inerzia avvenuta con la relazione dell’Antimafia – all’epoca presieduta da Musumeci – sulle parentele sospette al consiglio comunale. Non è più tempo di indignarsi. È arrivato il tempo di agire. 


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