Da Sciascia al Palamara gate: retroscena di una nomina

Da Sciascia al Palamara gate: retroscena di una nomina

Luisa Leone è il nuovo presidente del Tribunale di Sorveglianza. Esito ribaltato. Ha avuto la meglio su Nicola Mazzamuto

PALERMO – È molto di più di una scelta che ribalta le previsioni. Quella che ha portato alla nomina di Luisa Leone alla presidenza del Tribunale di sorveglianza di Palermo è la storia di uno scontro, l’ennesimo, all’interno del Consiglio superiore della magistratura.

Un consiglio segnato dallo scandalo Palamara che nessuno cita esplicitamente, ma in tanti non perdono occasione di evocare come monito per giungere a nomine che siano al di sopra di ogni sospetto.

Il resoconto della seduta del Plenum del Csm dello scorso 10 marzo conferma le tensione all’interno dell’organismo di autogoverno dei magistrati. Il consigliere Giuseppe Cascini tira in ballo Leonardo Sciascia per convincere che è meglio votare Leone e non Nicola Mazzamuto.

Alla fine Leone, che dal 2009 è in servizio nel Tribunale che ora è andata a presiedere, la spunta per 10 preferenze a 9, ribaltando l’indirizzo venuto fuori dalla Commissione incarichi direttivi dove Mazzamuto era stato proposto con 4 voti a 1.

L’attuale presidente del tribunale di Sorveglianza di Messina paga più di tutto un vecchio precedente disciplinare del 2005 quando gli fu applicata una censura. Per il togato Michele Ciambellini relatore della proposta in favore di Mazzamuto “a fronte della risalenza nel tempo dell’episodio per cui ebbe una condanna disciplinare, 15 anni, si tratta solo di suggestioni”.

Inoltre “l’incarico di presidente del tribunale di sorveglianza di Messina, svolto in maniera eccellente per ben otto anni, costituisce un titolo che comporta la sicura prevalenza del dottor Mazzamuto” e “non nominarlo espone il Consiglio al rischio di una delibera illegittima. Gli atti amministrativi – spiega Ciambellini in plenum – non si basano sulle suggestioni. I criteri non possono essere emozionali, pena una delibera votata all’illegittimità”.

Nell’incipit del suo intervento a sostegno di Leone Cascini spiega che “a cento anni dalla nascita di Leonardo Sciascia” è decisivo, soprattutto per la magistratura, ribadire il tema della “eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge”, allontanare il sospetto che ci “impunità del potere”. Poi inizia a raccontate “una piccola storia ma significativa del nostro rapporto con la legge”.

Mazzamuto entra in farmacia e lascia la macchina in seconda fila. Arrivano gli agenti e il magistrato dice che ha un malore. Lo invitano a fare presto. Quando esce Mazzamuto fa presente di essere un magistrato e “che avrebbe fatto arrestare” l’agente. La discussione si accende fino a quando “Mazzamuto – prosegue Cascini – lo fa cadere a terra e gli dice ‘io ti arresto’. È un fatto certo. Passato in giudicato”.

Cascini ritiene che in questa storia ci siano stati “aspetti non lineari”, si spinge a dire che “qualsiasi altro cittadino sarebbe stato arrestato per resistenza”. Alla fine, ricorda il magistrato, si arrivò al proscioglimento per remissione di querela dopo che il reato fu riqualificato in minaccia aggravata, senza violenza.

Dal punto disciplinare arrivò la censura che impedisce di ricoprire incarichi direttivi nei successivi dieci anni e che, secondo Cascini, avrebbe dovuto bloccare già la noma di Mazzamuto a Messina. Ed ecco l’affondo: “Mazzamuto torna a Palermo come presidente del Tribunale di sorveglianza e va a misurarsi la pressione in farmacia stavolta con auto blu di servizio. Quale immagine della legge, della legalità, del principio di eguaglianza noi diamo?”.

Il consigliere Loredana Micciché non ci sta: “Scusate gli stiamo facendo di nuovo il procedimento disciplinare? Siete liberi di votare come vi pare, per tante ragioni, ma qui dentro non si possono descrivere i fatti come meritevoli di trattamento diverso, sono sospetti che respingo, è molto molto grave insinuare”.

Fra chi vota per Leone c’è anche Antonino Di Matteo, ex pm a Palermo, che oltre a condividere la riflessione di Cascini entra nel terreno delle competenze: “Il dottor Mazzamuto non ha fatto per un giorno il giudice o il pubblico ministero in un settore diverso che non fosse quello della magistratura di sorveglianza. L’esperienza è un dato che noi dobbiamo considerare, ma la dottoressa Leone è una collega che ha maturato anche un’esperienza assolutamente significativa nel settore penale, occupandosi anche di complessi procedimenti di criminalità organizzata”. Risultato: 10 voti per Leone e 9 per Mazzamuto.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI