Inchiesta Amap: inquinamento a Palermo, Balestrate, Carini, Trappeto

Inquinamento a Palermo e in altri Comuni: inchiesta su Amap

L'atto di accusa dei pm che vogliono commissariare la società. La replica: "Piena correttezza"

PALERMO – Due anni di incuria che avrebbero provocato un grosso danno ambientale. Mancata manutenzione e risparmio nei costi di gestione.

Ecco l’atto di accusa con cui la Procura della Repubblica chiede di commissariare l’Amap, l’azienda che gestisce il servizio idrico a Palermo e quello di depurazione in altri comuni della Provincia. L’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari è fiissata l’1 aprile.

Nell’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Andrea Fusco e Bruno Brucoli, sono indagati Maria Concetta Prestigiacomo (ex presidente e attuale assessore del Comune di Palermo alle Opere pubbliche), Alessandro Di Martino (attuale amministratore unico di Amap), i dipendenti Angelo Siragusa, Adriana Melazzo, Dorotea Vitale e l’Amap spa.

Prestigiacomo, in carica da agosto 2018 a marzo 2019, Di Martino che ha preso il suo posto; Siragusa, responsabile del servizio ambiente e depurazioni nello stesso periodo; Vitale responsabile dell’Unità impianti di depurazione aria provinciale occidentale: avrebbero immesso “fanghi di depurazione e altre sostanze inquinanti nel tratto di mare circostante il pennello di sversamento del depuratore di Balestrate causando la compromissione e il deterioramento significativo e misurabile nell’acqua circostante e del sottostante fondale, nonché dell’ecosistema marino corrispondente mediante l’atrofizzazione della flora e della fauna naturalmente presenti”.

Il reato è contestato con l’aggravante di avere prodotto l’inquinamento in un’area protetta e cioè quella del golfo di Castellammare.

Prestigiacomo e Di Martino sono anche accusati di non avere eseguito la manutenzione e di avere risparmiato sui costi dello smaltimento dei fanghi prodotti nei depuratori di Acqua dei Corsari, a Palermo, e nei Comuni di Balestrate, Carini, Trappeto e in altri comuni che avevano siglato un accordo con Amap. La società avrebbe così risparmiato oltre un milione di euro.

I fanghi di depurazione sarebbero stati accumulati nella zona dei depuratori per un tempo superiore a quello consentito dalla legge e poi sarebbero finiti nelle acque del Mar Tirreno, nel torrente Ciachea e nel fiume Nocella.

Nei giorni scorsi l’Amap in una nota inviata a Livesicilia si diceva “pronta a fornire alla magistratura tutti i chiarimenti per dimostrare la propria correttezza nello svolgimento in un servizio pubblico essenziale qual è il servizio idrico integrato. Questo impegno preciso dalla società avviene quotidianamente gestendo i necessari interventi al di fuori di ogni logica di profitto ed in modo orientato alla salvaguardia dell’ambiente aggredendo diffusa dannose criticità infrastrutturali”.


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