Il video hard per ricattare Crocetta: tutti ne parlano, nessuno ha visto

Video hard per ricattare Crocetta: tutti sanno, nessuno l’ha visto

Come nasce la storia del filmato. I verbali dei protagonisti del capitolo scabroso dell'inchiesta Montante bis

PALERMO – Tutti ne parlano, ma nessuno dice di averlo visto. La storia del video scabroso che ritrarrebbe Rosario Crocetta ha contorni surreali. Una vicenda grottesca e al contempo seria.

Anzi. serissima perché il video rientrerebbe nel patto corruttivo che i pubblici ministeri di Caltanissetta contestano all’ex governatore e ad Antonello Montante. Crocetta parla di “macchina per creare il mostro da sbattere in prima pagina”.

Crocetta si sarebbe piegato ai desiderata dell’ex potente presidente di Confindustria Sicilia, che ne avrebbe manovrato le scelte politiche. In cambio Montante si sarebbe attivato anche per “evitare la diffusione di un video a contenuto sessuale che ritraeva Crocetta”.

Più che una episodio di corruzione, sembra una forma di ricatto talmente efficace che Montante avrebbe scelto persino due componenti della giunta regionale, Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, piazzati all’assessorato regionale alle Attività produttive. Un assessorato grazie al quale, diceva Montante, “possiamo fare la guerra”.

Ma qual è la genesi della vicenda del filmato? Come viene fuori nell’inchiesta che ha mandato in frantumi l’antimafia di cartapesta di Montante?

La voce circolava parecchio negli ambienti politici. Qualcuno ne parlava nel corso di conversazioni intercettate dagli investigatori. Infine il chiacchiericcio è finito negli atti giudiziari.

Il 17 maggio 2018 Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap, uno dei grandi accusatori del sistema Montante, è seduto davanti al procuratore aggiunto Gabriele Paci e al capo della squadra mobile di Caltanissetta Marzia Giustolisi.

Cicero tira fuori la conversazione WhatsApp avuta quella mattina con Pierluigi Di Rosa, editore del giornale Sudpress. Di Rosa gli ha scritto che del video è a conoscenza l’avvocato Antonio Fiumefreddo di Catania, uno dei fondatori della testata. Di Rosa sa pure che si tratta di un video con scene di rapporti sessuali con dei mnorenni e che ad esserne in possesso è Antonello Montante.

All’indomani tocca a Di Rosa essere sentito dal pubblico ministero Stefano Luciani. Racconta che con Fiumefreddo ha fondato il giornale ma che ad un certo punto le loro strade si sono divise. Non gradiva la sua linea editoriale e i suoi articoli di forte critica nei confronti dell’ex assessore e magistrato Nicolò Marino, anch’egli mai tenero con Montante tanto da essere rimasto vittima di dossieraggio.

Di Rosa dice che Fiumefreddo gli ha parlato di questi filmati, di cui era in possesso Montante. Si vedeva il presidente Crocetta in atteggiamenti sessuali in Tunisia. Lui, però il video non lo ha visto.

Nel pomeriggio convocano la direttrice Grazia Simona Scandura: mai sentito parlare di un video che riguarda Crocetta.

Infine il 21 maggio è il giorno di sentire Fiumefreddo che taglia corto: “Non sono in possesso di alcun video relativo a Crocetta, ma sono però a conoscenza della circostanza”. Sa che esiste, dunque, ma non lo ha visto.

Spiega che ne ha sentito parlare per la prima volta “nell’aprile 2014” quando Beppe Lumia e Ivan Lo Bello “gli avevano parlato di me e Crocetta mi propose di diventare assessore ai Beni culturali in occasione del rimpasto ma io non diedi la mia disponibilità (successivamente sarebbe stato nominato a Riscossione Sicilia). In quei giorni venni a sapere di un video che riguardava vacanze tunisine dell’ex presidente Crocetta”.

Era una voce che circolava. Poi “ricordo che ci fu una convention del Megafono (il movimento politico che faceva capo all’ex governatore ndr) a Taormina in cui era presente anche Lumia. In quell’occasione fu lo stesso Crocetta a dire che c’era un video con bambini tunisini”.

In realtà, dice Fiumefereddo, “venni a sapere dell’esistenza del video prima che Crocetta me ne parlasse certamente in ambito politico, ma non ricordo da chi lo seppi”. Ricorda però di avere consigliato al presidente della Regione di fare subito una denuncia anche perché “era convinto che questo video era un modo per ricattarlo politicamente e riteneva che fossero giornalisti legati alla destra a mettere in giro questa voce per denigrarlo in quanto lui era un esponente del Pd”.

La fonte di Fiumefreddo era Montante? “Montante non mi ha mai detto di essere in possesso di video che riguardavano Marino e Crocetta. Ho parlato con Di Rosa dell’esistenza del video di Crocetta ma mai gli ho detto che Montante ne era in possesso”.

Tutti ne parlano, nessuno lo ha visto. A volte, però, le voci possono diventare arma di ricatto o, come sostiene l’accusa, merce di scambio nel patto corruttivo fra l’ex presidente della Regione e l’ex presidente di Confindustria Sicilia. Crocetta non ci sta. Si difende: non esiste il patto corruttivo e non esiste il video. Solo pettegolezzi e falsità. Rigurgiti sessisti e voglia di creare il mostro.


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