Frizioni e malumori: gli alleati di Musumeci scalpitano - Live Sicilia

Frizioni e malumori: gli alleati di Musumeci scalpitano

Il punto sulla tenuta della coalizione che governa la Regione.
PALAZZO DEI NORMANNI
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5 min di lettura

“La costruzione di un amore spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore se te ne rimane”, cantava Fossati. Figuriamoci la costruzione, anzi la ricostruzione, di una maggioranza di governo scalfita nel giro di pochi giorni da una bufera giudiziaria e dal voto dei franchi tiratori in aula. 

“Il re è morto, viva il re”

“E’ saltato il banco”. Con queste parole il presidente Gianfranco Miccichè ha certificato la crisi del centrodestra a Sala d’Ercole e non era un pesce d’aprile. Chissà quante telefonate avrà ricevuto il coordinatore azzurro il giorno del suo compleanno. Auguri tanti, commenti al vetriolo sulla giunta e complimenti per la gestione della crisi d’aula tantissimi. Insomma, l’assalto al fortino di Musumeci è ufficialmente iniziato. In tanti sarebbero già pronti  a sferrare l’attacco e riposizionarsi al grido “il re è morto, viva il re”. C’è chi gongola, chi si rifà il lifting e chi difende la roccaforte (pochi storici compagni di viaggio del Presidente). I malumori dei partiti di maggioranza iniziano a venire a galla. E i 32 voti (pochini) con i quali è passata la manovra stanno lì a rimarcarlo. “Houston, abbiamo  un problema”.

La bufera giudiziaria e il voto in aula

“Lo avete capito che è finita?”, si mormora a mezza bocca nelle stanze del Palazzo. Il combinato disposto dell’inchiesta giudiziaria che riguarda Ruggero Razza, delfino ed erede designato del Presidente, e  della manovra finanziaria “depurata” dagli articoli (bocciati) più cari al governatore e all’assessore Armao rende la strada per una ricandidatura di Musumeci tutta in salita. Perso il treno della federazione con la Lega (colto al volo dagli autonomisti di Lombardo) e dell’intesa con FdI (con tanto di metaforico bagno di sangue e conseguente adieu di Raffaele Stancanelli) il movimento del presidente è rimasto senza una copertura politica nazionale. E questo è un altro elemento che evidenzia come gli spazi di manovra sia sempre più risicati.

Il centro ballerino

Resta in piedi l’ipotesi centrista dopo l’incessante corteggiamento dei mesi scorsi? Chi vivrà vedrà. Ma tre elementi saltano all’occhio. In primo luogo il fatto che del gruppo filo-Baglieri soltanto Tamajo ha votato la manovra. In secondo luogo bisogna tener conto delle parole del segretario regionale dell’Udc all’indomani della seduta. Decio Terrana chiede un vertice di maggioranza e torna sui malumori mai sopiti per la campagna acquisti dei mesi scorsi. “Forse l’accaduto è spiegabile dai troppi cambi di casacca che alla lunga portano scollamento di idee e di programmi, più sono i salti da un partito all’altro e più aumentano gli scontenti’”. Infine, c’è la nota al vetriolo di Carmelo Pullara, leader del movimento Onda, che rivendica la scelta di non avere più preso parte ai lavori d’aula all’indomani del presunto caso Covid “perché c’erano tutte le avvisaglie di ciò che sarebbe accaduto”. Nel ripercorrere le varie puntate dell’interminabile serie tv del voto in aula, Pullara parla di “norme incomprensibili”. “Mi riferisco a quelle norme che accontentano pochissimi a discapito di tanti nelle medesime condizioni e li che cresce il malumore. Come cresce quando ci si rende conto che in pochi decidono le sorti di tutti, ma su tutti poi si abbatte il malumore”, scrive il deputato che pur rinnovando la fiducia nel presidente chiede un maggiore gioco di squadra. “Sono rimasto a supporto della maggioranza a prescindere dai comportamenti o attenzioni ricevute, ma sono un uomo libero che fa politica non per bisogno e quindi non disponibile a fare l’utile idiota di nessuno e come me la pensano in tanti miei colleghi visti i risultati delle votazioni, a partire da quelle segrete”, dice. Parole esplosive.

La Lega, Cateno De Luca e Attiva Sicilia 

Ma i campanelli d’allarme non finiscono qui. Il mancato voto alla manovra da parte dei deputati di Attiva Sicilia sembra dimostrare che l’ipotesi che il movimento potesse diventare a tutti gli effetti “stampella della maggioranza” sia nei fatti tramontata. Un’altra assenza di peso  al momento del voto è quella del deputato messinese Danilo Lo Giudice, uomo molto vicino al sindaco Cateno De Luca (antagonista per eccellenza del Presidente). E dulcis in fundo: la capillare attività di reclutamento  di amministratori e dirigenti della Lega di Nino Minardo che sembra proseguire spedita, ma soprattutto che si accompagna a dichiarazioni pubbliche di palese insoddisfazione nei confronti della finanziaria approvata. “Da quando sono alla guida della Lega ho sempre avuto un atteggiamento critico ma costruttivo. Avevamo proposto il ritiro degli emendamenti alla manovra con l’obiettivo di varare un testo che desse risposte alle persone e alle imprese che soffrono per la crisi provocata dalla pandemia. E invece, abbiamo prodotto una finanziaria che non crea entusiasmo, frastagliata”, ha detto Minardo sottolineando l’assenza di “una visione chiara” da parte della coalizione. Avvisaglie che le acque nelle quali si muove la nave del centrodestra sono abbastanza agitate. Con buona pace della girandola di note stampa di soddisfazione per l’approvazione della manovra che gli assessori hanno inviato con solerte puntualità. Del resto, l’oltraggio mai veramente digerito dai partiti della coalizione è proprio quello di avere avuto poca voce in capitolo nella scelta degli assessori. E restando in tema di assessori non sono poche le ferite non ancora cicatrizzate soprattutto in casa azzurra, considerando il fatto che nella famosa lettera pro Miccichè inviata al Cavaliere dai pezzi da novanta siciliani di Forza Italia  mancavano proprio le firme di Marco Falcone e Gaetano Armao. Insomma, i nodi da sciogliere nella maggioranza di centrodestra non sono pochi.  


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