I boss e la "spietatezza di una fetta della borghesia di Palermo"

I boss e la “spietatezza di una fetta della borghesia di Palermo”

Dal titolare di negozi di detersivi ai gestori di un noto pub, dall'imprenditore al misterioso personaggio che fa soldi in Brasile

PALERMO – C’è una borghesia che strizza l’occhio ai mafiosi. Chiede favori ed è anche pronta a ricambiarli. La storia di Giuseppe Calvaruso, fermato a Pasqua con l’accusa di essere il reggente del mandamento di Pagliarelli, dimostrerebbe che la mafia si nutre di quella che i pubblici ministeri di Palermo definiscono “la spietatezza di una fetta di borghesia cittadina”.

Il caso estremo è quello di Francesco Paolo Bagnasco, da ieri in carcere per sequestro di persona e lesioni aggravate, titolare dei negozi “Serena detersivi”, che si rivolse a Calvaruso per individuare e punire, pestandoli a sangue, gli autori di due rapine ai danni di un suo punto vendita.

Ma non è l’unico esempio. Il pentito di Belmonte Mezzagno Filippo Bisconti, così ha riferito, era stato invitato da un suo conoscente, “Ninni Tarallo”, a intervenire per risolvere la vicenda con i gestori del pub “Lord Green” di via Enrico Parisi, a Palermo: “I Mortillaro non volevano pagare i canoni perché contestavano al proprietario di non avere realizzato alcune opere e Tarallo mi chiese di informarmi per risolvere la vicenda”.

Bisconti fu convocato nello studio di Marco Mortillaro, figlio di Antonio e commercialista, in via Cavour e “quando andai lì trovai Mineo (Settimo Mineo, capomafia di Pagliarelli) e Calvaruso che davanti ai Mortillaro mi dissero che avrei dovuto parlare con loro della faccenda, come se fossero non solo incaricati ma diretti interessati. Facemmo diverse riunioni con Mineo, alcune volte c’erano anche Calvaruso o Sorrentino (Salvatore Sorrentino, altro mafioso di Pagliarelli) o Marco Mortillaro, anche se i miei effettivi interlocutori erano sempre gli esponenti di Pagliarelli. Queste riunioni durarono un paio di mesi, al termine dei quali ottenni che i proprietari avrebbero rinunciato a una parte dei canoni non pagati a compensazione dei lavori che non avevano eseguito”.

Quando alcuni anni fa Calvaruso uscì dal carcere decise di mettersi in affari nell’edilizia. Da qui la società di fatto ma occulta, così la definiscono i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo, con Giovanni Caruso della “Edil Professional”. Sarebbe stato Calvaruso a portare in dote le commesse migliori grazie alla sua rete di conoscenze.

Ad esempio quella con Cesare Ciulla, fratello di Diego che è stato scarcerato nel 2018 dopo aver scontato una condanna a 10 anni per mafia. E così Calvaruso ha ristrutturato diversi negozi a marchio Hessian, Yamamay e Wycon. “… poi c’è quest’amico mio dove debbo andare adesso… che aveva un bel po’ di negozi da fare… mi ha detto: fammeli tu i negozi’. Gli ho detto: deve essere per forza… si, dice: me li devi fare tu i negozi. Ed ho appaltato queste dieci putie”, diceva Calvaruso.

Ma il boss di Pagliarelli puntava in alto, grazie a “quell’amico mio che ti ho presentato ieri, lui praticamente nel 1995/1996 entra in confisca, sequestro dei beni a suo padre glielo fanno, allora fu un sequestro di settecento miliardi di lire, pensa suo padre era uno dei più forti imprenditori di tutta la Sicilia”.

Si tratta di un personaggio, al momento senza nome, che avrebbe ottenuto il dissequestro di “parte del patrimonio” ed era riuscito ad “annagghiare qualche miliardo di piccioli”. Dalla Sicilia si era spostato a Riccione, dove “quello che hanno fatto è stato impressionante, ma poi gli è andata male con la crisi edilizia, loro hanno avuto un crack di ottanta milioni di euro”.

A quel punto l’amico di Calvaruso sarebbe riuscito a garantire “i soci quelli grossi” perché “c’è gente che ha patrimoni tipo da duecento, un portafoglio da duecento milioni di euro personali”. Questi soci sarebbero riusciti a sgravare dei debiti l’amico di Calvaruso e “prendono le cose a costo zero. E lo sai che fecero? Per dire su duecento beni, si scartarono i migliori… Marsala fa parte di questa operazione, Vulcano fa parte di questa operazione, a Riccione hanno altri tre/quattro alberghi, una Villa a Palao, due ville in Sardegna sulla costa Smeralda”.

Il personaggio misterioso ora puntava a una mega lottizzazione in Brasile: “… quello ha visto i terreni, cose… una cosa spaventosa, spaventosa … quindi loro che hanno fatto i terreni che avevano comprato che erano terreni che per loro non andavano niente, praticamente lo stanno lottizzando tutti, a lotti di duecentocinquanta metri e li vendono a diecimila a quindicimila real che è un quarto, tra un quarto ed un terzo il real rispetto all’euro”.

Ricccione e Natal in Brasile sono due delle città dove Calvaruso ha vissuto negli ultimi anni. Di tanto in tanto tornava a Palermo per gestire alcuni affari. Come quello lo vedrebbe in società occulta con Giuseppe Amato, titolare del ristorante Carlo V.

Socio e, secondo i pm, anche prestanome che avrebbe contribuito a “operazioni di dissimulazione della ricchezza di provenienza illecita tramite ricettazioni ed intestazioni fittizie”. Amato si sarebbe intestato anche auto di lusso – Range Rover e Porsche Cayenne – e un gommone “Icon 28 S” per consentire a Calvaruso di non dare troppo nell’occhio, nonostante vivesse in una una lussuosa villa con Piscina in via Altofonte.


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