PALERMO – L’udienza preliminare è stata fissata il 27 aprile. Quel giorno gli imputati che avrebbero gestito le scommesse per conto di Cosa Nostra sapranno se saranno rinviati a giudizio.
I pubblici ministeri Dario Scaletta e Maria Pia Ticino chiedono il rinvio a giudizio di Francesco Paolo Maniscalco, Salvatore Rubino, Vincenzo Fiore, Christian Tortora, Giuseppe Rubino, Girolamo Di Marzo, Vincenzo Castagnetta, Elio e Maurizio Camilleri.
Il Riesame intanto ha dissequestrato i beni i beni di Fiore (una società e due macchine), accogliendo l’istanza degli avvocati Giovanni Castronovo e Alfonso Lucia.
L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo lo scorso giugno fece emergere che Cosa Nostra aveva ottenuto dallo Stato le concessioni per aprire agenzie che hanno raccolto scommesse per cento milioni di euro.
Gli uomini chiave sarebbero stati Francesco Paolo Maniscalco, della famiglia mafiosa di Palermo Centro, e Salvatore Rubino che avrebbe messo a disposizione dei clan la propria abilità imprenditoriale per riciclare denaro sporco e imporre il marchio mafioso nel settore delle scommesse.
Cosa Nostra si sarebbe infiltrata nel circuito legale attraverso alcune imprese, la cui gestione operativa sarebbe stata affidata a Fiore e Tortora. Questi ultimi hanno partecipato ai bandi pubblici per l’acquisto delle concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dai Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive.
Il grande affare avrebbe unito i principali mandamenti mafiosi della città. Per regolare le controversie i mafiosi si davano appuntamento in una falegnameria di via Paolo Emiliani Giudici dove venivano convocati dal boss di Pagliarelli, Settimo Mineo, che ha presieduto l’ultima riunione della cupola di Cosa Nostra nel maggio 2018.
