Il certificato di verginità contro le malelingue di quartiere

Il certificato di verginità contro le malelingue di quartiere

L'incredibile vicenda ebbe luogo a Brancaccio

Può una bella ragazza tutta curve e forme audaci conservare la verginità alle soglie dei vent’anni? A Palermo un intero quartiere ha scommesso: no, non è possibile. Tanto più che la fanciulla è mancata da casa per un paio di giorni e da queste parti un’assenza ingiustificata dal focolare domestico ha un solo significato: “fuitina”. Cioè, fuga d’amore. E dunque, verginità perduta. Siamo a Brancaccio, borgata di degrado secolare, dove Luisella (nome di fantasia) è stata bollata senza scampo dalla sua gente, con somma disperazione della madre che, nata a Bonn ma di origini slave, in materia di sesso è più intransigente di una siciliana purosangue. E per dimostrare al popolo che la figliola era ancora come mamma (cioè lei) l’aveva fatta, se n’è andata in giro porta a porta sventolando il certificato di verginità rilasciato da un ginecologo. Questione chiusa? Neanche per sogno. Anzi, anche la signora è finita sotto il tiro incrociato dei pettegolezzi delle comari di turno. “Quel documento è fasullo, la donna l’ha estorto al medico ripagandolo con un’abbondante razione di sesso”, hanno commentato nel quartiere, e neppure sottovoce. A questo punto, al vecchio copione messo in scena tante volte, è mancato soltanto un duello rusticano che lavasse col sangue l’onore macchiato. Ma per fortuna anche nelle zone più arcaiche della Sicilia i tempi delle coltellate sono finiti e la donna ha preferito affidare il caso ai giudici, presentando querela contro due ostinatissime vicine, ritenute ispiratrici delle maldicenze.

Niente nomi dei protagonisti di questa storia sospesa fra le trame erotiche di Boccaccio e le novelle surreali di Pirandello. Si è saputo soltanto che il pomo della discordia era una bellezza appena maggiorenne, figlia di un operaio palermitano e di una casalinga immigrata, causa di notti insonni e lunghi sospiri per tanti ragazzoni. Nella borgata l’hanno vista crescere fin da bambina e già quand’era adolescente si ascoltavano allusioni piccanti degne dei maschi intrepidi di Vitaliano Brancati. Gli anni passavano, la gente osservava, parlava, spettegolava. Finché una mattina qualcuno non ha lanciato per primo la domanda che covava da tempo sotto una coltre di sussurri: dov’è finita Luisella? Perché da due giorni non si vede più in giro? Già, perché? La risposta poteva darla solo la famiglia. Così un’improvvisata delegazione del quartiere è andata a chiederlo a domicilio proprio alla mamma, senza un minimo di imbarazzo. La donna, stupita da tanta sfacciataggine, ha trovato comunque le parole per spegnere il chiacchiericcio: niente malignità, la ragazza era a casa di una zia, sarebbe tornata presto. Ma le malelingue erano già in azione. E due petulanti signore, per nulla persuase dalla risposta, hanno deciso di indossare i panni delle detective, sicure di svelare l’inganno.

Luisella alla fine è stata scovata oltre i confini di Brancaccio (non si sa dove), le donne della borgata hanno farfugliato parole di circostanza sparando – inevitabile – la sentenza più velenosa: “A tirisca si nni fuiu” (“La tedesca se n’è fuggita”). Al ritorno a casa, la ragazza è stata accolta dalla sua gente da sorrisetti maliziosi e battute salaci. A quel punto è esplosa tutta l’irritazione della madre che per tutelare la reputazione della figlia ha deciso di ricorrere allo specialista, la cui parola vale sempre più del vocìo di piazza. Ma il quartiere si sarebbe accontentata di un pezzo di carta? Perché non ci fossero dubbi, la “tedesca” ha chiamato una conoscente che potesse testimoniare e garantire sulla regolarità delle operazioni. Il primo passo è stato la scelta del ginecologo, preso a caso dall’elenco telefonico. Quindi madre, figlia e amica si sono infilate in macchina perché si procedesse al controllo manuale. Alla fine della visita, il responso ha confermato: “Luisella non ha mai avuto rapporti sessuali”.

Tornata a casa con il certificato della verità, la “tedesca” se n’è andata in giro per le strade quasi porta a porta, euforica, sicura di aver chiuso la partita con una vittoria schiacciante: “Guardate tutti, guardate, uscite fuori. Mia figlia illibatissima è”. Ma le solite linguacce del rione se ne stavano a ridere sotto i baffi, dietro le persiane. “Seeee, vabbè, si fecero pure il ginecologo. Se volevano davvero fare una visita seria, dovevano andare da una donna. L’ uomo sempre uomo è”.


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