Crisi Orlando-Iv, grandi manovre: nel pomeriggio la giunta - Live Sicilia

Crisi Orlando-Iv, grandi manovre: nel pomeriggio la giunta

Il sindaco va alla direzione dem, ma nel Pd si apre il dibattito sul 2022

PALERMO – La giunta è convocata per le 15 e sarà quello il momento della verità. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, riunirà infatti tutti i suoi assessori tranne i renziani Toni Costumati e Leopoldo Piampiano: una scelta volutamente forte per dare il segnale che la crisi non si è chiusa col siluramento del presidente della Rap Giuseppe Norata, indicato da Italia Viva. Il Professore tiene il massimo riserbo sulla sua strategia, ma dalla riunione del pomeriggio dovrebbe arrivare una chiara indicazione sul futuro.

Ieri sera, intanto, Davide Faraone ha riunito i suoi al gran completo: bocche cucite sull’esito del vertice, nessun comunicato ma filtra la volontà di provare una ricucitura in extremis. Se l’obiettivo del primo cittadino era di provare a spaccare il fronte renziano, finora lo ha mancato: tra i maggiorenti di Iv ci sono quelli più propensi alla rottura e quelli più dialoganti, ma al momento non emergono divisioni. La linea adottata però è quella di tentare una ricomposizione, anche se a questo punto molto dipenderà proprio da Orlando.

Il piano del sindaco

Chi lo ha sentito, lo ha descritto come furioso: Orlando sembra deciso a non fare sconti ai renziani, ma è pur vero che finora ha colpito solo Norata (con cui il feeling era incrinato da tempo) mentre non ha cacciato gli assessori di Iv, né ha toccato il presidente di Amat Michele Cimino. Del resto, anche nella giunta c’è stata parecchia sorpresa per l’accelerazione imposta dal Professore: non tutti hanno gradito il comunicato di giovedì sera e non tutti hanno condiviso il mancato invito a Costumati e Piampiano. Del resto, se già il consiglio comunale è una polveriera, senza Italia Viva rischia di trasformarsi in un Vietnam e a farne le spese saranno proprio gli assessori.

C’è poi il problema di Rap: lunedì si terrà l’assemblea dei soci che dovrebbe formalizzare la decadenza del cda e, senza sostituti pronti (e non è facile trovarne), l’azienda verrà affidata ancora una volta al collegio sindacale. Una scelta che in passato non si è rivelata troppo fortunata e che, con una nuova crisi dei rifiuti alle porte, potrebbe dimostrarsi addirittura controproducente.

Pd di lotta e di governo

Lo scontro Orlando-Italia Viva, però, non lascia indifferenti le altre anime delle coalizione e imprime una svolta anche alle strategie in vista di Palermo 2022. Sinistra Comune ha annunciato quattro giorni di confronto con la città e Giusto Catania non ha nascosto la sua disponibilità a una candidatura a sindaco, mentre nel Movimento cinque stelle si aspetta la nomina dei referenti territoriali per prendere decisioni chiare anche se non è un mistero il dialogo avviato con Orlando e il Pd.

Ma proprio in casa dem si registrano le maggiori fibrillazioni. Il capogruppo Rosario Arcoleo non ha esitato ad attaccare la giunta sulla pedonalizzazione di via Amari e via Ruggero Settimo e il segretario Rosario Filoramo ieri ha alzato il tiro, puntando il dito contro il sindaco in persona: “Orlando non ha avuto contezza dello stato di crisi strisciante, ma sempre più evidente, che ha attanagliato la sua giunta – ha detto in una nota – Il nostro obiettivo ormai è il progetto Palermo 2022, un progetto che dovrà segnare la completa discontinuità con metodi e politici che non potranno più farne parte. Continueremo a lavorare per unire alle forze sociali, culturali e imprenditoriali palermitane, le forze politiche del centrosinistra, del civismo e del M5s”.

Un attacco che Orlando ha platealmente ignorato, tanto che oggi sta partecipando all’assemblea nazionale del Pd di Enrico Letta, ma che è stato al centro del dibattito scaturito ieri in occasione dell’assemblea provinciale dei dem. Un appuntamento programmato da tempo, ma che inevitabilmente ha fatto il punto sulla crisi al Comune e sui possibili sviluppi.

Anche qui bocche cucite, ma nel partito il confronto sarebbe stato “vivace”: le minoranze, e non solo loro, avrebbero chiesto conto e ragione del voto sul Piano triennale ma anche della nota di ieri all’attacco di Orlando. Del resto non c’è unanimità nemmeno sul modo in cui arrivare al 2022: da un lato c’è chi punta alla costruzione di una coalizione con Sinistra Comune e M5s, escludendo Italia Viva e i moderati, mentre dall’altro c’è chi non vuole appiattirsi su Giusto Catania e punta a ripetere il modello del 2017 con un’alleanze fra progressisti e moderati. Il timore è di “regalare” i centristi alla destra, rendendo difficilissima la prossima sfida elettorale, contrariamente a quanto invece sta accadendo in altre città dove i moderati partecipano alle primarie. E anche il ricorso ai gazebo è motivo di dibattito.

Una parte dei dem vede con sfavore l’asse privilegiato con Sinistra Comune e chiede soprattutto chiarezza: il Pd è in maggioranza ma annuncia “mani libere”, non è in giunta ma ci sono due assessori con la tessera del partito. “Non possiamo far prevalere i rancori del passato, ponendo veti a priori – dice un dirigente dem a taccuini chiusi – e non possiamo nemmeno escludere il mondo orlandiano, rischiamo di isolarci quando dovremmo invece essere protagonisti”.


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