"Mai con la Lega? Una medaglia se lo dicono i figuranti di Orlando" - Live Sicilia

“Mai con la Lega? Una medaglia se lo dicono i figuranti di Orlando”

Il Carroccio palermitano replica all'ipotesi del 'cordone sanitario' a Palazzo delle Aquile.

PALERMO – “Mai con la Lega? Per noi è una medaglia se lo dicono figuranti del sindaco Orlando del calibro di Giambrone, Catania, Di Dio, Marano, Marino, Mattina, Petralia Camassa, Prestigiacomo e Zito. Gente che ha distrutto Palermo, ma che ormai per fortuna rappresenta il passato non avendo più nessun contatto con la città né rappresentanza fra la maggioranza dei palermitani. Per spostare l’attenzione dalle loro incapacità le varie amministrazioni messe in piedi da Orlando hanno sempre avuto bisogno di un gran nemico sul quale scagliarsi. Che oggi si chiama Matteo Salvini”.

Lo dicono Alessandro Anello, segretario della Lega a Palermo, Igor Gelarda, capogruppo consiliare a Sala delle Lapidi, e Vincenzo Figuccia, coordinatore in provincia di Palermo. “L’ultimo atto di sciacallaggio della giunta Orlando si è consumato dopo il rinvio a giudizio dell’ex ministro dell’Interno per il caso della nave della ong spagnola Open Arms, quando il primo cittadino di Palermo ha annunciato che il Comune si costituirà parte civile nel processo, politico, contro il leader della Lega. A ruota l’hanno seguito i suoi assessori, o quel che rimane di loro, attraverso una nota che in un passaggio recita testualmente: ‘La bandiera della città sventola sul ponte di Mediterranea e su tutte le navi che hanno salvato vite umana nel mar Mediterraneo e, per queste ragioni, la Lega al governo di Palermo è una proposta che ha il sapore della provocazione’. Peccato che i palermitani considerano loro ormai una “provocazione”, asserragliati come sono all’interno di Palazzo delle Aquile trasformato in teatro di uno spettacolo indecente con il risultato di ponti a rischio crollo, traffico impazzito, strade piene di rifiuti e quelle 800 bare accatastate al cimitero dei Rotoli da mesi senza degna sepoltura: una vergogna nazionale”.

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