Covid e no Covid, Pronto Soccorso nuovamente affollati - Live Sicilia

Covid e no Covid, Pronto Soccorso nuovamente affollati

Come è cambiato rispetto al primo lockdown il lavoro nella prima linea dell'emergenza.

La paura del contagio nel primo lockdown aveva svuotato i Pronto Soccorso delle patologie no Covid. Si andava in ospedale solo se strettamente necessario. E poi, essendo in quarantena, ci si muoveva di meno e questo aveva provocato un crollo dei traumi da incidenti stradali. Ma ora, quattordici mesi dopo, tutto è tornato nella normalità.

Lavorare nei Pronto Soccorso tra covid e no covid

La linea dell’emergenza lavora a ritmi serratissimi. Per avere un’idea, al Pronto Soccorso del Cannizzaro si dimettono anche 120 pazienti in sole 24 ore. E al Garibaldi e al Policlinico i numeri, in alcuni giorni, sono anche maggiori. Considerando anche la posizione in città. E in tutto questo si deve operare considerando i rischi di una pandemia in corso. E alcune volte “preservare il distanziamento è realmente difficile”, confessa un medico dell’emergenza.

Chi arriva al Ps ha bisogno del ricovero

I numeri non sono quelli di novembre, ma purtroppo la speranza di vedere azzerare il numero di accessi di positivi nei Pronto Soccorso alcune settimane fa sembrava un obiettivo raggiungibile oggi sembra allontanarsi. Perché  i malati covid arrivano. E se arrivano al Pronto Soccorso purtroppo è perché i loro sintomi sono gravi. E nel quasi 90 percento dei casi dovranno ricorrere al ricovero ospedaliero. Questo accade perché nella maggior parte dei casi chi si presenta al PS, o autonomamente o con l’ambulanza, è perché le cure domiciliari non hanno sortito gli effetti sperati e le condizioni si sono aggravate. E di queste situazioni, purtroppo, ce ne sono molti.

Positivi al covid tra i 40 e i 60 anni

Dal Pronto Soccorso del Policlinico ad esempio nelle ultime ore sono partiti tre ricoveri per pazienti positivi. E le fasce d’età si sono abbassate: “dai 40 ai 60”, spiega un altro medico dell’emergenza. Ci si ammala in modo più grave, complici forse anche le varianti. Le zone rosse in Sicilia crescono come funghi. E il senso di responsabilità che aveva contraddistinto Catania nel primo lockdown sembra un lontano ricordo. 

Tra scandali giudiziari e vaccinazioni lente

E in mezzo a tutto questo, c’è il marasma dei numeri Covid al centro di un’inchiesta giudiziaria e una campagna vaccinale che – nonostante gli entusiastici comunicati stampa – arranca a partire. E se si canta il successo delle 25 mila dosi somministrate nell’open weekend AstraZeneca, secondo i calcoli dell’Ugl Medici ci sono oltre 70 mila fiale nei magazzini che aspettano di essere inoculate. E il sindaco allora propone di organizzare una nuova tre giorni ‘open’ ma anche agli under 60. 


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