Comune in fermento, si fa strada una nuova sfiducia a Orlando

Crisi al Comune, si fa strada una nuova sfiducia a Orlando

Le chat dei consiglieri ribollono e si cercano i numeri per tornare al voto

PALERMO – La voce circola a Palazzo delle Aquile e corre veloce fra gli scranni di Sala delle Lapidi. Nessuno al momento ne parla ufficialmente, ma le chat dei consiglieri comunali ribollono e l’argomento in queste ore è soltanto uno: la possibile mozione di sfiducia al sindaco Leoluca Orlando. Un atto che, se passasse, sarebbe dirompente per il comune di Palermo: primo cittadino, giunta e consiglio tutti a casa e l’arrivo di un commissario che traghetti la quinta città d’Italia al voto che, a quel punto, potrebbe rientrare nella finestra elettorale del prossimo autunno.

Un’accelerazione che tutti fino a qualche giorno fa escludevano categoricamente, ma adesso che Italia Viva ha lasciato la maggioranza i numeri potrebbero esserci. In realtà sarebbero in corso degli approfondimenti con la Regione: le norme non vietano espressamente che la mozione si possa ripresentare, visto che già una è stata bocciata lo scorso settembre, l’unico paletto semmai è che non si può mettere ai voti negli ultimi sei mesi di mandato. Il che vorrebbe dire che c’è quasi tutto il 2021 a disposizione, anche se si aspetta un’interpretazione ufficiale per accertarsi che fra le norme non si nasconda qualche ulteriore limite, in assenza del quale una sfiducia (dopo i primi due anni) si potrebbe ripresentare più volte.

Il punto semmai è capire se ci sia o meno la volontà politica di farlo. Perché se a sostenere il sindaco in Aula ormai sono rimasti solo Pd, orlandiani e Sinistra Comune, in pratica poco più di una decina di consiglieri su 40, i partiti potrebbero non essere pronti per tornare così presto alle urne.  Palermo dovrebbe tornare al voto a giugno del 2022 e quindi finora è rimasta fuori dai giochi che riguardano invece Roma, Milano, Bologna o Torino. Ma se passasse una mozione di sfiducia, il capoluogo siciliano tornerebbe in primo piano con effetti imprevedibili sulla politica regionale e nazionale, costringendo i partiti a muoversi in fretta alla ricerca di alleanze e candidati.

Tutte congetture, al momento, ma anche solo la minaccia di una mozione di sfiducia potrebbe essere dirompente. La crisi fra Orlando e Itali Viva è arrivata al culmine, gli assessori renziani rimarranno al proprio posto e a quel punto toccherà al sindaco cacciarli, così come potrebbe capitare agli esponenti di Italia Viva nelle partecipate. Il Professore ha già fatto capire di voler proseguire anche in una posizione di minoranza, ingaggiando un duello con un consiglio che si trasformerà in un Vietnam e su cui poter scaricare colpe e responsabilità. Un pericolo che i consiglieri hanno ben presente, così come il rischio di non poter approvare il bilancio di previsione 2021, il che comporterebbe comunque lo scioglimento. Peggio ancora se si andasse al default. Ecco allora che una nuova mozione di sfiducia (con motivazioni diverse) potrebbe rivelarsi una pistola fumante da tenere sul tavolo, nella speranza di guastare i piani al sindaco.

“La crisi della maggioranza orlandiana non può essere pagata dalla città sommando emergenze a emergenze – dice Marianna Caronia di Forza Italia – Di fronte all’attuale crisi credo che sia urgentissimo lavorare per affrontare almeno tre temi urgenti: i cimiteri, le manutenzioni per la sicurezza e la programmazione del Recovery Found. Su questo vanno trovate necessarie soluzioni per il bene di tutti. Ma se Orlando vuole continuare a tentare imposizioni e a non dialogare, non resterà alternativa alle dimissioni o alla sfiducia. Di fronte al rischio di uno stallo, meglio un breve periodo di commissariamento seguito da una nuova maggioranza solida per provare a salvare la città”.


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