Inferno al viale Grimaldi: le “due fasi” della guerra

Inferno al viale Grimaldi: le “due fasi” della guerra

La sparatoria dello scorso agosto minuto per minuto. Le carte del blitz Centauri.

CATANIA – Prima è partito un inseguimento e poi si è scatenata la guerra. Quella sera dell’8 agosto 2020 il gruppo di ‘centauri’ capitanati da Salvuccio Jr Lombardo e Massimiliano Cappello dovevano “scassare”. E in quella corsa alla ricerca di Carmelo Di Stefano e dei suoi fidati, per vendicare il pestaggio di Gaetano Nobile e rispondere alle pallottole sparate al ‘passareddu’ (via Poulet) contro l’insegna del centro scommesse, riferibile al figlio di Salvuccio ‘u ciuraru (Lombardo), è finito Antonino Sanfilippo. Il fratello di Martino, diventato collaboratore di giustizia, è riuscito a sfuggire alle grinfie dei Cappello. Che però non si sono arresi e hanno deciso di andare direttamente in via Del Maggiolino dove vivono i fratelli Sanfilippo, conosciuti a Librino come narcotrafficanti vicini ai Cursoti Milanesi. Anche se Martino ha raccontato di “essere un esponente”. 

Strada obbligata è il curvone del viale Grimaldi 19. Ed è in quei 500 metri d’asfalto che si è consumata una battaglia armata. Ferro e fuoco, con morti e feriti da entrambi i fronti. I Cursoti Milanesi armati di revolver calibro 38 e pistola 9×21, i Cappello avrebbero avuto almeno una calibro 7,65. 

La guerra si è evoluta in due fasi. Ad avere la peggio – così scrive la gip Marina Rizza nell’ordinanza Centauri – è il clan Cappello. Sono stati ammazzati infatti Luciano D’Alessandro ed Enzo Scalia. E inoltre sono rimasti feriti Concetto Bertucci e Luciano Guzzardi. Tra i Cursoti Milanesi rimangono feriti Martino Sanfilippo e Rosario Viglianesi. Gli altri due feriti sono Gioacchino Spampinato e Riccardo Pedicone. 

La sparatoria è cominciata appena gli scooter in fila indiana hanno fatto ingresso al viale Grimaldi. Dalle due auto, su cui viaggiavano Carmelo Di Stefano e i suoi gregari, sono partiti diversi spari. Il primo a finire sul selciato è stato D’Alessandro. Dal filmato estrapolato dal cellulare del padre di Enzo Scalia è ben chiaro che tre ‘Milanesi’ hanno circondato Luciano Guzzardi. 

Per qualche secondo c’è stato il silenzio. Ma poi una nuova sequela i colpi hanno fatto riprendere ‘la guerra’. Di Stefano e i suoi soldati sono risaliti in auto e ricominciano a sparare. Questa volta è Enzo Scalia a finire la sua corsa. A perdere la vita. 

Tra morti e feriti sul campo, Michael Sanfilippo e Davide Scuderi hanno recuperato la Fiat Panda e la Minicooper abbandonate sulla scena del crimine. 

L’inferno è durato pochi minuti. Minuti in cui diversi residenti hanno chiamato il 112 spaventati che quella pioggia di pallottole potesse coinvolgere vittime innocenti. “Stanno sparando in via Del Maggiolino, ci sono i bambini per strada. Presto venite…”. Quando ambulanze e carabinieri sono arrivati a Librino si sono trovati davanti i resti di una guerriglia. Una strage che non si deve ripetere. Il blitz di ieri deve far capire che certe azioni criminali non restano impunite. 


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