Il Covid in Sicilia tra i rischi delle varianti e i vaccini

Covid, la Sicilia ‘sospesa’ tra le nuove varianti e i vaccini

Ma nell'Isola, lo dicono i numeri, si stanno vaccinando in pochi.

PALERMO- Normalità, parola che sembra evocata da una seduta spiritica della nostalgia. Immaginare, per il 25 aprile rosso di Palermo, tutte le ‘arrustute‘ che (si spera) non verranno organizzate in località amene, sapere che è necessario che sia così, ma, al tempo stesso, rimpiangerle, anche se non le hai mai amate alla follia. Quella normalità perduta e tagliuzzata in cento pezzetti di difficoltà, con un carico immane di sofferenze e di lutti, è una certezza perché un giorno tornerà. Quando? Neanche un’isola è davvero un’isola in tempi di pandemia, essendo i destini di tutti interconnessi. Ma qual è la prospettiva che sembra offrire la Sicilia allo sguardo? Quanto peserà il caso Palermo?

Tutto dipenderà dalle scelte azzeccate, dalla responsabilità e dalle due ‘V’ che presiedono le varianti e i vaccini. “La variante largamente prevalente è quella inglese, sia a Palermo che in Sicilia – dice la professoressa Francesca Di Gaudio, responsabile del CRQ (Centro regionale di qualità) -. Poi, in minoranza, ci sono quella brasiliana, quella africana e altre che sono talmente nuove da non avere ancora un nome; le abbiamo segnalate tante volte, in molti casi tra i primi al mondo. Il virus muta. Può risultare più aggressivo, ma anche imparare a convivere con il nostro organismo, diventando meno virulento. Siamo costantemente in contatto con il team del commissario nazionale, il generale Figliuolo. Sarebbero necessari acquisti centralizzati per i sequenziamenti e una maggiore uniformità. Abbiamo trovato interlocutori disponibili e competenti”.

Il professore Francesco Vitale, ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università di Palermo e responsabile dell’Uoc di Epidemiologia clinica del Policlinico ricostruisce uno scenario simile, dal suo laboratorio: “C’è una miriade di varianti, la prevalenza è di quella inglese. Il problema non è trovare tante varianti, perché è normale. Bisogna capire quali possono affermarsi. Sappiamo che i vaccini funzionano bene. E’ chiaro che più si va avanti, più è possibile che qualche altra variante prenda il sopravvento con esiti non prevedibili. Più ci vacciniamo, più blocchiamo la circolazione. Più rallentiamo il virus, più sarà improbabile che accada. Che cosa sarà della Sicilia? Ciò che i siciliani vorranno. Se ricominciamo ad andare tutti in giro avremo seri problemi. L’unica strada percorribile la sta imboccando il governo Draghi: aprire con cautela e vaccinare”.

Ed ecco che irrompe la seconda ‘V’ quella dei vaccini. Siamo nel pieno dell’Open Weekend della Regione, una mossa per favorire le inoculazioni. Sono arrivate le prime dosi di Johnson e Johnson. Con il suo 78,1 per cento di dosi somministrate sul totale delle disponibili, la Sicilia, da ieri sera, è al penultimo posto in Italia. Lontana dall’83.3 per cento della media nazionale. Passa ogni cosa da lì. Non ha senso invocare la normalità, se non si accorre in massa verso la prima ‘punturina’ disponibile.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI