"In corsia ne vedo tante e vi dico che non possiamo mollare"

“In corsia ne vedo tante e vi dico che non possiamo mollare”

Un video di sensibilizzazione (con tanti ospiti) sul virus. Il suo ruolo di Coordinatore infermieristico al San Marco. A colloquio con David Simone Vinci.
GUERRA AL CORONAVIRUS
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4 min di lettura

CATANIA. Tra le corsie dei corridoi che ospitano la battaglia al virus: tra il dolore e la speranza. Nella lotta, quotidiana, di restituire dignità a chi prova rimanere aggrappato alla vita.
David Simone Vinci lo conosciamo per il suo essere istrionico. Travolgente come uno tsunami con i suoi personaggi che sanno farti ridere e divertire.
Ma l’altra faccia di David Simone Vinci è quella che lo vede in prima linea sul campo sul fronte anti-Covid. Lui che nella veste di Coordinatore Infermieristico del Reparto di Pneumologia Covid dell’ospedale San Marco di Catania, in questi mesi ne ha viste tante.
Ed è in quel passaggio, tra quei corridoi e quelle stanze, che il cuore diventa saldo alla missione che, appunto, abbraccia la speranza e fa i conti col dolore.

Quel video pubblicato nei giorni scorsi a proposito delle regole per prevenire il covid spiegate da Davide Simone Vinci (GUARDA QUI), da numerosi artisti e personaggi del mondo dello sport, ci ha offerto lo spunto per ribadire che non bisogna allentare la presa.
Anzi.

La battaglia contro il nemico invisibile

David Simone Vinci, qual è lo stato d’animo di chi è lì in prima linea a combattere contro quello che è stato definito da tanti come il nemico invisibile del virus?
“Vivo ogni giorno la sofferenza per via del mio lavoro. Ho vissuto nelle Rianimazioni, tra gli oncologici ed oggi tra coloro che hanno contratto il Covid 19. Ho visto, ahimè, morire tante persone. Il virus non risparmia nessuno, tocca tutti gli strati sociali: io stesso sono stato una vittima del Covid e, posso dirvi, che mi ha devastato”.

Questa idea del video è stata parecchio apprezzata.
“Da personaggio pubblico mi sono sentito in dovere di lanciare questa iniziativa: ed è un progetto davvero di tutti, non solo il mio. La cosa più bella è stata vedere come il contributo di persone come Enrico Guarneri, Salvo La Rosa, Ruggero Sardo, Manlio Dovì, Luca Madonia, Angelo Russo, Carmelo Florio, Giuseppe Castiglia e del mondo dello sport come Armando Pantanelli e Maurizio Pellegrino, abbiano fatto veicolare un messaggio importate entrato nelle case di tutti”.

Senza dubbio d’impatto.
“In tv siamo abituati a vedere tanti luminari che, tante volte, non sono nemmeno d’accordo tra di loro e così si rischia di creare tanta confusione – ed a proposito nel video in questione c’è anche una rappresentanza della comunità scientifica come i professor Crimi, Montineri e Scuderi -: questo contributo è servito a rendere efficace e semplice il messaggio”.

Qual è il tuo ed il vostro rapporto con chi si trova ricoverato in condizioni critiche?
“L’essere umano va trattato da essere umano e non da paziente. Trattare il nostro fratello e la nostra sorella che tendono la mano prestando il nostro ascolto perchè il vero amare è dare e non ricevere.
L’aspetto psicologico e umano sono fondamentali in questo percorso. Ed è un aspetto che riguarda non solo me ma anche le persone che lavorano con me. E di tutto questo lasciami ringraziare la ringraziare direzione del San Marco che sta conducendo un lavoro a mio avviso straordinario”.

Immagino anche in quante storie, certamente drammatiche, ti sarai imbattuto.
“Purtroppo sì. E ci sono state tante persone con le quali siamo rimasti in contatto. Devi sapere che tanti sono stati negazionisti fin quando non hanno contratto il virus. Mi hanno detto: “Ci sentiamo in colpa perchè col mio comportamento ho contagiato mia madre, ho contagiato mio padre, ho contagiato mia nonna. Loro sono morti ed io non sono potuto andare nemmeno al funerale, non li potremo più riabbracciare: usciti di qui saremmo voluti andare ad abbracciarli a casa ed invece oggi cambiamo direzione ed andiamo al cimitero a portare loro un fiore”.

E’ un messaggio fortissimo.
“Per questo dico di non sottovalutare questa situazione. Siamo tutti stanchi: a tutti manca l’aperitivo, la cena fuori, gli abbracci. Ma dobbiamo deciderci o la salute e la vita, o fare gli strafottenti”.

Siamo abituati ad un David Simone Vinci capace di strapparci un sorriso ma sappiamo quanta dedizione metti nella tua professione.
“Ripeto sempre che chi sa fare ridere sa fare anche piangere: e non viceversa. Dico a mia moglie che io sono stato una persona fortunata perchè sono riuscito a fare due cose che amo immensamente: fare l’artista e fare l’infermiere. Sembrano due mondi profondamente diverse che ma convergono nell’obiettivo di fare felici le persone.
Sarò noioso ma davvero l’importante è donare e non ricevere”.

Da artista quale sei, stai subendo anche tu il tremendo momento vissuto dal mondo dello spettacolo.
“Più ci vacciniamo e più riusciremo ad aprire il prima possibile. Dispiace ciò che sta dovendo subire il modo dello spettacolo, così come quello dei ristoratori: ne usciremo ma dobbiamo volerlo tutti assieme. Il problema non è solo sanitario ma, ovviamente, anche finanziario”.

Quando saremo in grado di uscirne?
“Occorre essere metaforicamente tutti uniti. Sono un inguaribile ottimista ma se rallentiamo sui vaccini rischiamo di trascinarci questa situazione per ancora un anno abbondante.
E non possiamo permettercelo”.


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