Lo spazio grigio trent'anni dopo Libero Grassi - Live Sicilia

Lo spazio grigio trent’anni dopo Libero Grassi

SEMAFORO RUSSO
di
2 min di lettura

Il prossimo 29 agosto saranno 30 anni dal vile assassinio di Libero Grassi eppure, leggendo le cronache sulle operazioni antimafia a Catania e prima ancora ad Agrigento e a Palermo, emerge tuttora uno spazio grigio, quando non proprio nero, di contiguità preoccupante, voluta o subita, tra boss mafiosi e imprenditori siciliani, tra un’economia inevitabilmente malata e la lupara in versione  sottotraccia, meno eclatante. Sono passati tre decenni dalla testimonianza di normalità ordinaria di Grassi nel rifiutarsi di “mettersi a posto” – divenuta straordinaria a causa della solitudine sofferta tale da condurlo al martirio – e dobbiamo assistere a un’altra testimonianza che se da un lato ci conforta non poco d’altra parte ci pone dinanzi a una triste realtà: il perdurare dell’esistenza tracotante e violenta della mafia, nonostante gli sforzi di magistratura e forze dell’ordine, nell’avvilente inferno delle estorsioni e del pizzo. Mi riferisco al famoso imprenditore Giuseppe Condorelli. Il re dei torroncini apprezzati nel mondo non ha voluto cedere alle pressioni criminali trovandosi costretto, lo ripetiamo volutamente, a 30 anni dall’omicidio di Libero Grassi, a dover resistere alle intimidazioni e a invitare tutti gli imprenditori minacciati a denunciare. Denunciare in tanti, evitando di creare eroi loro malgrado, è l’unica maniera per sconfiggere gli esattori mafiosi, il solo modo per ridare fiato all’economia siciliana, dal piccolo esercizio commerciale alla grande azienda, liberandola dalla cappa asfissiante e mortale della criminalità organizzata, dalle conseguenti degenerazioni della concorrenza e dai risvolti dirompenti del riciclaggio di denaro sporco. Condorelli non ha avuto dubbi, ricevuto il messaggio inquietante di Cosa Nostra ha reagito senza esitare. “Denunciare conviene – ha detto – bisogna avere fiducia ed essere vicini alle forze dell’ordine se vogliamo che questa terra possa cambiare”. Com’è possibile non comprendere una siffatta palese verità? Com’è possibile non comprendere che soltanto se si è uniti e compatti nel gridare NO! agli sgherri delle cosche si elimina il rischio personale, inoltre conviene economicamente restituendo quest’isola martoriata alla gente onesta, laboriosa, alle ordinate regole del mercato, ai nostri figli obbligati invece a fuggire, a chi la lotta alla mafia la fa quotidianamente, lontano dai riflettori, rispettando il prossimo e coltivando la cultura della legalità.

Certo, grazie al cielo non siamo rimasti fermi a quel drammatico 29 agosto del 1991, qualcosa o tanto è cambiato, lo Stato ha conseguito successi sul fronte della repressione e ha  legiferato sugli aiuti a chi denuncia mentre encomiabile è il lavoro portato avanti da associazioni e organizzazioni di categoria, ma evidentemente non basta. Occorre l’autonomo convincimento di ognuno, sebbene opportunamente supportato, serve finalmente, soprattutto, una nuova generazione di operatori economici siciliani amanti del profumo più inebriante, il profumo della libertà dal sopruso e dalla sopraffazione.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI