Procedure fallimentari, Catania seconda per capacità di riduzione dei tempi - Live Sicilia

Procedure fallimentari, Catania seconda per capacità di riduzione dei tempi

"C’è stato un lavoro di organizzazione molto capillare", spiega Fabio Ciraolo, giudice “senior” della sezione fallimentare etnea.

Non c’è solo capacità organizzativa, ma anche “complicità e unità” dietro il grande traguardo raggiunto dai giudici della sezione fallimentare del Tribunale di Catania. L’ufficio giudiziario sotto il Vulcano conquista la medaglia d’argento relativamente al ‘disposition time’ (Dt), cioè la capacità di definire e smaltire i procedimenti pendenti. Catania, dunque, secondo lo studio di Cherry Sea pubblicato su Italia Oggi si piazza al secondo posto con un miglioramento del Dt del 28%, meglio ha fatto solo Verona. Come Dt del 2020 la media di Catania è di 6,78 anni (l’anno precedente era di 9,38).

Questo vuol dire che i giudici etnei sono riusciti – a differenza di altri tribunali- a sfruttare l’anno della pandemia per “chiudere” diversi procedimenti. Mesi in cui Fabio Ciraolo, Lucia De Bernardìn, Alessandro Laurino, Alessandra Bellia e Sebastiano Cassaniti (che compongono la IV sezione civile che si occupa del settore fallimentare) “hanno lavorato sodo senza tirarsi indietro”, commenta, con un pizzico di sano orgoglio, il presidente Mariano Sciacca.

“C’è stato un lavoro di organizzazione molto capillare – spiega Fabio Ciraolo, giudice “senior” della sezione fallimentare di Catania – abbiamo sottoscritto diversi protocolli d’intesa con la Procura e i consigli dell’ordine ed elaborato delle linee guida per i curatori che ci permettono di ‘standardizzare’ alcuni parametri e quindi accelerare i procedimenti”.

Si è puntato quindi a creare uno scheletro organizzativo “che ha richiesto parecchio impegno e ore di lavoro – spiega Ciraolo – ma che ci ha portato dei concreti benefici in termini di efficenza e celerità con l’aiuto dei curatori e delle altre professionalità che intervengono a vario titolo nelle procedure. Speriamo in tempi brevi di poter smaltire anche l’arretrato. Soprattutto le linee guida stilate per i curatori potranno supportarci in questo”. Ma questa squadra di giudici ha un altro punto di forza. “Siamo una sezione molto unita, tra giudici e tra giudici e cancelleria. E questo clima aiuta sicuramente a lavorare meglio e con più serenità. E questo traguardo comunque è la conferma di un trend che è stato avviato già diversi anni fa”.

La pandemia Covid ha bloccato per alcuni mesi dello scorso anno la possibilità di presentare istanze di fallimento. Questo ha portato a far diminuire le sopravvenienze. Nel 2019 sono state iscritte a ruolo circa 600 prefallimentari; lo scorso anno sono state in numero poco superiore ai 400 “In questo primo quadrimestre sono state iscritte a ruolo circa 200 procedimenti prefallimentari, siamo quindi in linea – commenta il giudice – con i numeri di due anni fa. Gli effetti del lockdown e della crisi Covid se si avranno in concreto li vedremo probabilmente tra qualche tempo”.

Non ci sono settori d’impresa immuni all’insolvenza a Catania. E negli ultimi anni sui tavoli della sezione fallimentare di Catania sono arrivate anche colossi imprenditoriali “che non ci saremmo aspettati”. “Purtroppo nella maggior parte dei casi che trattiamo – spiega Ciraolo – la situazione di insolvenza è molto grave e non è molto frequente il ricorso a istituti alternativi per la risoluzione della crisi di impresa”. Al momento, insomma, manca quel campanello d’allarme che permetterebbe di intervenire quando ci sarebbero gli spazi per risanare l’impresa. Un elemento, questo, che dovrebbe arrivare con la riforma. Che, salvo altri rinvii Covid, dovrebbe entrare in vigore dopo l’estate.

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