A Palermo il contagio per quartieri, ma i casi calano

A Palermo il contagio per quartieri, ma i casi calano

Casi e ospedali. Ecco qual è la situazione del Covid a Palermo.

Alle volte si ha come l’impressione che i numeri riferiti del contagio da Covid siano da prendere con lunghissime pinze. Ci troviamo, cioè, davanti a un duplice problema. I numeri, in quanto tali, freddi e spassionati, nascondono allo sguardo la dimensione umana della tragedia che stiamo vivendo. Servono a dare la misura statistica di un fenomeno, ma occultano, con la loro astrazione, la portata di una sofferenza che conoscono i familiari e gli amici dei sofferenti, con i medici e gli infermieri. Il secondo elemento di perplessità risiede nella lezione ondivaga che se ne trae. Un giorno, Palermo è in cima alla classifica dei positivi e si parla di un caso. Un giorno, invece, presenta cifre al ribasso (è accaduto ieri). Com’è possibile?

I contagi sono in calo

C’è, come è stato raccontato in diverse occasioni, di qualcosa da aggiustare nella raccolta. “Lo ripeto – dice il commissario per l’emergenza Renato Costa -. I dati hanno bisogno di essere stabilizzati e consolidati almeno per una settimana, per fornire un quadro davvero preciso. La rilevazione quotidiana risente di tanti fattori: dai laboratori, ai tamponi… Comunque, la situazione sta migliorando, anche nella diminuzione dei cluster, i contagi calano”. Come sappiamo, il parametro della zona rossa sta nel confine dei 250 casi ogni centomila abitanti. Secondo quanto apprende LiveSicilia.it, a Palermo, siamo a 170 positivi ogni centomila: una discesa importante rispetto al recente passato.

Meno casi gravi in ospedale

Consueto controllo. Ieri, alle sette e mezza di sera, al pronto soccorso Covid dell’ospedale ‘Cervello’ risultavano tre pazienti. Preso così: un elemento strabiliante nella sua piccolezza. “Gli accessi sono scesi a venti al giorno – spiega la dottoressa Tiziana Maniscalchi, direttore facente funzione della struttura -. L’aspetto importante è che ci sono meno situazioni gravi, che cominciamo a mandare la gente a casa, non nei reparti, e non succedeva da tanto. I contagi sono fluttuanti, abbiamo l’impressione che si diffondano all’interno dei quartieri, quasi a ondate, visto che arrivano malati da zone omogenee”.

Gli anziani ricoverati

“Sa cosa mi fa arrabbiare? – dice la dottoressa Maniscalchi – che tentiamo di salvare ancora anziani non vaccinati. Lancio un appello ai figli e ai nipoti: non trascurateli. Noi ce la stiamo mettendo tutta per non lasciare indietro nessuno”. E’ una rabbia comprensibile quella di un medico di trincea: ogni vaccino in meno è un drammatico rischio in più. E non sono numeri.

La dottoressa Tiziana Maniscalchi

(nella foto d’archivio il commissario Costa con i suoi collaboratori)


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