Regione, che pasticcio: dipendenti in pensione richiamati al lavoro

Regione, che pasticcio: dipendenti in pensione richiamati al lavoro

Alcuni di loro dovranno anche restituire le somme ricevute in questo periodo

PALERMO – Dopo aver lavorato per tanti anni al servizio della Regione per alcuni dipendenti, nel 2019, è arrivato il tempo della pensione. Ma qualche giorno fa il meritato riposo è stato scosso da una lettera dal dipartimento della Funzione pubblica con cui la Regione Siciliana annulla, in autotutela il pensionamento anticipato e li richiama in ufficio.

Una situazione del tutto anomala per questi dipendenti, intenti a godersi il meritato riposo. Le anomalie, però, sono diverse. Ben undici di loro sono andati in pensione con la “quota 100”, ma oltre ad essere stati richiamati in servizio, dovranno restituire le mensilità ricevute. Quindi, si tratterebbe di lavorare senza ricevere un compenso per quasi un anno. Altri, invece, sono stati richiamati in ufficio per brevi periodi che oscillano dai 40 ai 60 giorni. Questo perché quando sono andati in pensione i requisiti anagrafici non erano stati adeguati all’aumento, da 3 a 5 mesi in più, dell’aspettativa di vita stabilito dalla legge nazionale.

Tutto questo è dovuto alla legge regionale del 6 agosto 2019, impugnata dalla presidenza del Consiglio dei ministri, con l’articolo 7, che estendeva i benefici della “quota 100” ai dipendenti della Regione, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale lo scorso ottobre 2020, a causa della mancanza della copertura finanziaria.

Per i dipendenti che dovranno tornare a lavoro per un periodo tra i 40 e i 60 giorni, invece, tutto è nato perché un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze del 2017 ha stabilito che, a partire gennaio del 2019, i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia e di anzianità si incrementino di cinque mesi a causa della variazione dell’aspettativa di vita. Molti, quindi, sono andati in pensione dopo tre mesi dalla maturazione dei requisiti, ma adesso si rende necessario recuperare i due mesi di differenza. In questo caso il numero di dipendenti richiamati è molto più alto e dovrebbe arrivare a 210.

Gli ex dipendenti sono già pronti, e l’hanno annunciato, a presentare i ricorsi. In mezzo ci sono i sindacati che cercando di calmare le acque, ma che sanno bene che i dipendenti non hanno colpe. “Un tale livello di approssimazione su norme che riguardano la vita dei dipendenti regionali è inaccettabileè il commento della Cisl Fp Sicilia -. Ci aspettiamo che l’amministrazione regionale adesso corra ai ripari e lo faccia in modo opportuno, prestando la massima attenzione, non solo per sanare il presente ma anche per non ritrovarsi con guai simili in futuro”.

A commentare è anche Fulvio Pantano, segretario generale Sadirs: “Ritengo che la Regione si stia infilando in una situazione infinita. In passato abbiamo avuto qualche caso di rientro, risolto a favore del dipendente. Questo perché l’andare in pensione è una volontà fra le parti e la Regione dà il suo consenso, quindi è responsabile tanto quanto colui che è andato in pensione. Riteniamo, in ogni caso, che la soluzione a compensazione potrebbe trovare strada ed essere risolutiva visto che parliamo di, circa, una dozzina di persone per quanto riguarda la “quota 100”, mentre si tratta di circa 400 persone che dovranno recuperare i due mesi, cosa più semplice da risolvere”.

La Giunta, comunque, sa bene che la partita non sarà di semplice risoluzione. Per questo motivo, alcuni esponenti hanno già espresso la volontà di emanare una norma per sanare le criticità che si sono venute a creare. Anche per questo nella giornata di domani è prevista una riunione tra i sindacarti e l’Assessore alla Funzione Pubblica Marco Zambuto, per cercare una soluzione, ma sembra che si stia cercando per evitare il rientro ed il contenzioso.


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