Scilla: “Non possono pagare i pescatori siciliani” - Live Sicilia

Scilla: “Non possono pagare i pescatori siciliani”

L’assessore fa il punto sulla situazione della pesca nelle “zone ad alto rischio”

Le acque del Mediterraneo sono particolarmente agitate per i pescherecci italiani. Dai colpi di arma da fuoco sparati dalla marina libica contro l’Aliseo, passando alle sassaiole scagliate dalle navi turche all’indirizzo dei pescherecci italiani l’urgenza di un intervento politico appare più che urgente. Ne è convito anche l’assessore regionale alla pesca Toni Scilla che fresco di interlocuzione con i sottosegretari alla Difesa e con diverse delegazioni di pescatori mazaresi batte i pugni sui tavoli romani chiedendo maggiore sicurezza per chi svolge un’attività (indotto compreso) che in certe zone dell’isola rappresenta una fetta di reddito non indifferente.

“Salvaguardare il lavoro”

 “Non si può allentare sulla vigilanza pesca in quel tratto di Mediterraneo centrale. Non posso essere i pescatori siciliani a pagare un prezzo rispetto a situazioni internazionali”, dice Scilla. L’assessore da un lato loda l’operato del governo Draghi, dall’altro nutre qualche perplessità nei confronti delle proposte avallate dal Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. La parola d’ordine è “salvaguardare il lavoro dei pescatori”. “Il governo nazionale è un governo serio, deve garantire ai cittadini di esercitare il loro diritto costituzionale al lavoro”, spiega. 

“Di Maio sbaglia”

E boccia “il discorso che fa Di Maio”. “Dietro al mondo della pesca c’è tutto l’indotto, ci sono entrate economiche importanti per la nostra economia. Dire di non pescare in quelle zone equivale al comandante di una capitaneria di porto che se ha un problema con il porto decide di chiuderlo”, dice. Bisogna dirimere il nodo e affrontare il problema. “Draghi ha impresso una svolta, si sono riallacciati i rapporti anche se l’attacco all’Aliseo è arrivato dalla parte di Tripoli e questo ci preoccupa. Ma oggettivamente l’Italia torna ad essere protagonista e a parlare con il governo libico per quanto provvisorio”, argomenta Scilla.

“Serve accordo bilaterale”

“Mi sto attivando affinchè Roma rinnovi le missioni in Libia pretendendo che, a fronte delle risorse elargite, si pretenda che le nostre imbarcazioni possano andare a lavorare lì”, dice. E sottolinea che “si tratta di acque internazionali che diventano nazionali attraverso un provvedimento unilaterale della Libia”, aggiunge. L’assessore propone un “accordo bilaterale”. “Nelle more della procedura che deve attivare il governo nazionale ed essere ratificata dalla commissione europea si deve dire che un certo numero di imbarcazioni possano lavorare lì. Portiamo lì il nostro know how e noi insegniamo loro a fare i pescatori”, spiega l’assessore che prova a guardare il bicchiere mezzo pieno.  “Grazie all’intervento del nostro governo Roma è stata recepita l’istanza della vigilanza pesca, le nostre motovedette erano lì e sia nel caso dell’Aliseo sia in quello di Giacalone e hanno evitato il sequestro dei pescherecci”, aggiunge. 


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