Omicidio Domino, un mistero da 35 anni: la rabbia della madre - Live Sicilia

Omicidio Domino, un mistero da 35 anni: la rabbia della madre

Nessun processo per un omicidio che resta irrisolto dal 1986. Graziella Accetta chiede giustizia e verità per la morte del piccolo Claudio

PALERMO – Il silenzio uccide due volte. Quel silenzio che ha avvolto l’omicidio di un bambino, Claudio Domino, che nel 1986 è stato freddato a colpi di pistola quando aveva 11 anni in via Fattori, sul marciapiede che costeggia la scuola media Ignazio Florio. La sua scuola.

Un silenzio che dura da 35 anni. Indagini, poche. Nessun processo per un omicidio che resta irrisolto.
Era un periodo quello, in cui a Palermo si celebrava il maxi processo a cosa nostra. C’era – si diceva – la pax mafiosa: cosa nostra aveva riposto kalashnikov e revolver sperando in un esito favorevole. Ma la morte di un bambino, con quelle modalità, costrinse Giovanni Bontade, dalle gabbie del bunker, a leggere un comunicato per dissociarsi, dicendo: “Non siamo stati noi”.

Da stamattina, però, questo silenzio viene squarciato dalla protesta di Graziella Accetta, mamma di Claudio, che dopo 35 anni, chiede “giustizia e verità per la morte di mio figlio, un vero e proprio omicidio di stato”. Questo silenzio è stato squarciato da una trasmissione televisiva, la settimana scorsa, durante la quale è stato detto che Claudio era stato ucciso da Giovanni Aiello, detto “faccia da mostro”, un ex poliziotto (deceduto nel 2017) sospettato di essere stato un killer al soldo di servizi deviati e della criminalità organizzata.

“E’ stato un dolore immenso – dice Graziella Accetta – apprendere queste notizie in diretta tv mentre noi, siamo rimasti sempre all’oscuro, registrando il silenzio delle istituzioni verso cui abbiamo sempre avuto, e continuiamo ad avere, grande rispetto. Ma nei nostri confronti il rispetto è stato pari a zero”.

Accetta ha cosi chiesto un incontro al procuratore generale di Palermo per avere risposte ma anche “conforto che merita una madre a cui è stato ucciso un figlio a colpi di pistola. Purtroppo non sono stata ricevuta. E per questa ragione – dice – ho deciso che, di fronte, al silenzio delle istituzioni non posso più tacere ne tenere dentro di me il dolore, insopportabile. Resterò qui – dice – davanti al palazzo di giustizia – per chiedere giustizia per Claudio, vittima di un omicidio di stato. Mi chiedo: chi ha ordinato il suo omicidio? E a cosa, e a chi, serviva un delitto del genere?”.
La famiglia Domino in quell’epoca aveva vinto la gara per la pulizia dell’aula bunker: “Ci hanno fatto controlli approfonditi – spiega – non abbiamo mai avuto rapporti di alcun genere con cosa nostra. Quella dichiarazione di Bontade, all’epoca, ci ha lasciato senza parole”.

Oggi però di fronte alle rivelazioni in diretta tv la famiglia Domino non può, anzi non vuole, più restare zitta: “io vado in giro nelle scuole, racconto la storia di Claudio, spiego ai ragazzi – dice – che devono avere fiducia nelle istituzioni. Ma oggi è veramente difficile continuare a manifestare fiducia quando nessuno ha qualcosa da dire a una madre che chiede di sapere perché è stato ucciso suo figlio, se quello che è stato detto in tv risponda al vero, se si stia indagando. Una parola, anche di conforto che possa lenire il nostro dolore”.

Graziella Accetta all’esterno del palazzo di giustizia di Palermo

Oggi Graziella Accetta ha “tappezzato” uno dei muri di cinta con diversi cartelloni: “Giù le mani dai bambini”, “Claudio Domino ucciso dalla mafia e dallo stato deviato”, “Lo stato non c’è stato. Ha taciuto per 34 anni l’omertà e la mafia” e in attesa che qualcuno la chiami dal Palazzo, al suo fianco ci sono diversi giovani delle associazioni “Amunì”, delle “Sardine”, rappresentanti della “Scorta civica” ma anche diversi familiari di vittime di mafia, come Luciano Traina, fratello di Claudio, uno dei componenti della scorta di Borsellino o come Antonio Vullo, l’unico poliziotto della scorta di Borsellino, scampato alla strage di via D’Amelio. Al fianco di Accetta si è vista anche Luana Ilardo, figlia di Luigi Ilardo, boss nisseno e confidente del colonello dei carabinieri Michele Riccio, che fu ucciso la sera prima che venisse ufficializzata la sua collaborazione, nel 1996. Proprio Ilardo riferì a Riccio che aveva saputo che dietro a diversi omicidi, tra cui quello di Domino, c’era “faccia da mostro”.

“Spunta sempre faccia da mostro – dice Accetta – anche per l’omicidio Agostino (in piazza anche Vincenzo Agostino, il papà dell’agente ucciso), per la scomparsa di Emanuele Piazza. Per mio figlio. Voglio sapere come stanno le cose. Ora basta silenzio”. Il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, incontrerà Graziella e Ninni Domino.


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