Lo studio:"L'insularità costa 1.200 euro ad ogni siciliano"

Lo studio: “L’insularità costa 1.200 euro ad ogni siciliano”

Rapporto pubblicato dalla Regione nel giorno del 75esimo anniversario dell’autonomia

PALERMO – Nel giorno della celebrazione del 75esimo anniversario dell’Autonomia siciliana la Regione ha pubblicato il rapporto definitivo sulla “Stima sui costi dell’insularità per la Sicilia”, per sottolinearne quanto ancora attuali siano le esigenze di riscatto dei siciliani a fondamento dell’autonomia regionale e lo ha trasmesso al Ministero delle Regioni e le Autonomie ed alla Commissione paritetica.

Il documento, adesso completato dagli apporti di studiosi ed esperti di Università ed Enti di ricerca rispetto al draft di ottobre scorso, fornisce la compiuta stima degli effetti determinati dalla condizione di insularità sull’economia dell’Isola. La Sicilia, come è noto, sconta un grave divario socioeconomico rispetto al resto d’Italia ed i principali dati, a riguardo, restituiscono una fotografia allarmante per la presenza di forti squilibri occupazionali, un’elevata quota di popolazione a rischio povertà, maggiori costi per i trasporti, arretratezza e sperequazione infrastrutturale nonché per la
diffusa marginalità e ridotta internazionalizzazione delle attività economiche.

Tale contesto di divario risulta ulteriormente aggravato dalla condizione d’insularità, intesa come discontinuità territoriale, che aggiunge criticità di natura economica, trasportistica, ambientale, sociale e demografica determinando un oggettivo svantaggio rispetto ai territori continentali.

Secondo le risultanze dello studio promosso dall’Assessorato all’Economia dalla Regione siciliana, il costo annuo derivante dall’insularità é confermato a oltre 6 miliardi di euro, e corrisponde quindi ad una sorta di tassa occulta pari a circa 1.200 euro per ogni siciliano, aggravando significativamente l’economia di persone, famiglie, imprese. E questi costi equivalgono a quelli della realizzazione del Ponte sullo Stretto (se ne potrebbe realizzare quasi uno l’anno) o alla perdita di PIL determinata nel 2020 dalla Pandemia da Covid-19 (come se la Sicilia subisse ogni anno gli effetti
economici di una pandemia).

Secondo l’ultima legge di bilancio dello Stato la determinazione dei costi dell’insularità ha immediate refluenze sulle relazioni finanziarie tra Stato e Regione. Si prevede, infatti, che entro il 30 giugno 2021, in attuazione del principio di leale collaborazione, la Commissione paritetica per l’attuazione dello statuto della Regione siciliana, avvalendosi degli studi e delle analisi di amministrazioni ed enti statali e di quelli elaborati dalla medesima Regione, debba elaborare: “stime economiche e finanziarie sulla condizione di insularità della medesima Regione” (l. 30 dicembre 2020, n. 178, art.. 1, comma 690). E’ questo attribuisce allo studio una diversa prospettiva trasformandolo in uno strumento di negoziazione tra Governo centrale e Regione, che dovrà sortire effetti sulla perequazione infrastrutturale e quella
fiscale.

In particolare, il modello econometrico stima una perdita di PIL pari a 6,23 miliardi di euro, mentre il modello controfattuale (MMS) registra una stima pari a 6,08 miliardi di euro. Attraverso la stima di questi costi, la Regione intende fornire una chiara misura degli svantaggi sofferti dalla Sicilia a causa di questa specifica condizione geografica, ponendosi come obiettivo non già la semplice rivendicazione economica, quanto piuttosto la definizione di una specifica finalizzazione delle risorse rivendicate per garantire la rimozione delle cause di tale svantaggio.

La questione della condizione economica e sociale determinata dalla condizione di insularità ed il ruolo che essa può assumere nello sviluppo e crescita di una regione o di un territorio è stato promosso dal vicepresidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao, anche sulla scorta di un confronto con le Istituzioni europee. La redazione del rapporto è stata resa possibile grazie al Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (NVVIP) e dal Servizio Statistica ed Analisi Economica dell’Assessorato dell’Economia con il supporto dell’Istituto di Ricerca Prometeia e del Gruppo di
Lavoro sull’insularità in Sicilia, istituito presso l’Assessorato Regionale dell’Economia, composto da studiosi delle Università siciliane e nazionali nonché da esperti in materia, istituito presso l’Assessorato Regionale dell’Economia con D.A. n.1/2021 del 7 gennaio 2021

“A distanza di 75 anni da quel 15 maggio 1946 – sottolinea Armao – nel quale fu riconosciuta l’Autonomia della Sicilia, non si è purtroppo ancora colmato, nel nostro Paese, il divario economico, sociale e territoriale. Un divario prettamente infrastrutturale, acuito dal crollo degli investimenti statali nel Mezzogiorno, registrato negli ultimi 30 anni, che determina il protrarsi di un’insostenibile tassa occulta, a carico dei siciliani, che frena lo sviluppo economico e causa notevoli ritardi e lentezza negli spostamenti da e verso le regioni continentali.“

“La condizione di insularità – aggiunge Armao – impone oggi l’adozione di scelte politiche di contrasto, a cui
il Governo Musumeci di certo non si sottrae, commisurate all’entità degli svantaggi che devono essere mitigati o rimossi, ma anche ai possibili vantaggi che ne potrebbero derivare. Basti solo pensare che la creazione di un sistema di collegamento stabile dello Stretto di Messina, che riducendo la distanza geografica tra la Sicilia ed il Continente potrebbe contenere significativamente i costi dell’insularità, sarebbe interamente ripagata in meno di due anni dal semplice risparmio sui costi, e tempi, dei collegamenti di terra.”

Il documento è scaricabile, in formato PDF, all’indirizzo: https://regione.sicilia.it – Sezione “in evidenza”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI