Si rialzano i sipari dei teatri, al Libero si riparte dai giovani - Live Sicilia

Si rialzano i sipari dei teatri, al Libero si riparte dai giovani

Nella storica sede di piazza Marina, tre spettacoli accoglieranno il pubblico dal 18 maggio: “Romeo e Giulietta”; “Il Coro di Babele” e “Mignolina Rap”

PALERMO – Si rialzano i sipari dei teatri, dopo il lungo stop legato all’emergenza Covid. Il Teatro Libero riapre i battenti il 18 maggio e riparte dai giovani. Nella storica sede di piazza Marina, tre spettacoli accoglieranno il pubblico, in scena: “Romeo e Giulietta”; “Il Coro di Babele” e “Mignolina Rap”.

Si comincia martedì 18 maggio alle ore 20 con il debutto di una nuova produzione “Romeo e Giulietta”, in scena fino sabato 22 maggio. Uno spettacolo tratto da Shakespeare e scritto e diretto da Salvo Dolce, artista residente del Libero, con Matteo Anselmi, Giada Costa, Luigi Maria Rausa e Giuseppe Vignieri. Si continuerà con una compagnia palermitana, Barbe à Papà Teatro, che porterà in scena dal 26 al 30 maggio “Il Coro di Babele”, secondo momento della collaborazione nata con il bando “Per un teatro necessario”, che ha permesso al Teatro Libero di avviare attività di coproduzione con alcune realtà del territorio. Dal 23 al 24 maggio spazio anche alle famiglie con bambini, con “Mignolina Rap”, spettacolo per i piccoli dai 3 ai 7 anni: una favola tratta da Andersen nella rilettura di Enrico Falaschi.

“Si tratta di uno dei tre progetti della trilogia shakespeariana che abbiamo provato nel corso di questi mesi di chiusura – spiega il direttore artistico del Teatro Libero, Luca Mazzone – Ripartiamo dai giovani, dal territorio e dall’idea di creare una compagnia stabile capace di affrontare più testi di uno stesso autore in un processo non soltanto di creazione, ma anche di formazione e ricerca. Romeo e Giulietta aprirà la stagione di tarda primavera che avrà, simbolicamente, inizio nella nostra sala di piazza Marina, per poi proseguire all’aperto a Villa Filippina dal 7 al 20 di giugno, con un evento che pubblicizzeremo a breve. Stiamo lavorando per offrire un progetto articolato anche in estate: è importante creare spazi pubblici all’aperto che non siano appannaggio delle solite istituzioni pubbliche, impermeabili alle collaborazioni, quanto piuttosto vere e proprie agorà al servizio della città e della sua comunità”.
Romeo e Giulietta non è soltanto una delle più amate storie d’amore ma è il dramma degli scontri, dei contrasti: il conflitto generazionale che vede contrapporsi padri ai figli, vecchi ai giovani, il contrasto tra legge e sentimento, tra desiderio umano e incompatibilità sociale, tra la vita e la morte che determina la più intensa risonanza poetica. Tutta l’opera, anche nel suo linguaggio sia poetico che volgare, riverbera di scontri e contrasti su cui si regge l’architettura del dramma, e il rapido passaggio da uno stato all’altro mette in risalto la loro potenza.

“La nostra rilettura – spiega il regista Salvo Dolce – situa il dramma in una dimensione ibrida, dove le tragedie diventano innocue, in uno spazio teatrale in cui verità e finzione si confondono: un luogo indefinito in cui l’attore varca il confine tra lo spazio invisibile dei camerini e quello visibile della scena. Uno spazio essenziale dove i contrasti shakespeariani sono amplificati dal dentro e dal fuori la scena, da elementi contemporanei che s’incontrano e si scontrano con elementi del teatro classico, mettendo a nudo la centralità del ruolo dell’attore che si fa portatore del verbo shakespeariano e del suo gioco con i suoi personaggi. Quando il Teatro Libero mi ha chiesto di scegliere un’opera di Shakespeare su cui lavorare – racconta il regista – all’interno di una trilogia shakespeariana ho scelto di lavorare sull’opera teatrale per eccellenza, Romeo e Giulietta. È un’opera che riesce a parlarci ancora oggi, che ha sempre qualcosa di nuovo da raccontarci, ci parla di tutti i giovani, spesso sovversivi, ricercatori di libertà e felicità, ma vittime innocenti di un potere adulto e inconsapevolmente crudele. Credo– aggiunge- che questo sia un momento abbastanza difficile per tutti, ma soprattutto per i giovani, e credo che solo la bellezza e la libertà possano salvarci. Dopo tanti mesi di chiusura di false partenze, ripartire a fare il nostro lavoro è uno spiraglio di luce, è una grande emozione: sembra quasi di salire per la prima volta su un palco di fronte a un pubblico. Abbiamo sperimentato lo streaming, ma il teatro è rito, è spettacolo dal vivo e necessita dell’energia circolare tra gli attori e il pubblico”.


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