Battiato, il calcio e il naso: una storia da raccontare

Battiato, il calcio e il naso: una storia da raccontare

Una storia che non tutti conoscono.
LA MORTE DEL MAESTRO
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C’è, come in tutti, una storia calcistica di Franco Battiato. La raccontava lui stesso alla Gazzetta molti anni fa. Una intervista ripubblicata oggi dalla Rosea. Si ripercorre la storia di quell’epopea di campetti polverosi e palloni rincorsi. C’è l’incontro fatale con il palo, a dodici anni, che deformò il naso del Maestro, c’è la partita negli anni Ottanta con la Nazionale Cantanti: “Nel 1985, a San Siro, contro la nazionale femminile. Rischiai l’infarto per sventare gli scatti di una biondona. Non toccavo palla da vent’anni, non ero allenato. Dopo dieci minuti iniziai a vedere nero e uscii”.

E il naso, appunto: “Avevo 12 o 13 anni e un giorno, durante una partita, sbattei contro un palo della porta. Restai svenuto a lungo. Quando tornai in me, il naso era lievitato. Mio fratello suggerì: ‘Vai a casa e fila a dormire senza farti vedere’. Il mattino dopo la nonna venne a svegliarmi e alla vista della mia faccia prese ad urlare. Era una Sicilia distratta, accadevano cose tribali. Mia madre si preoccupò, ma aspettò una settimana prima di portarmi dal dottore. Il medico sentenziò: “Se l’avessi visto subito, gli avrei ridotto la frattura. Ora non posso fare più niente”.

E quel naso è rimasto, nella sua unicità, in quel volto unico, espressione di un panorama artistico unico. Una bandiera non bianca. Un tratto distintivo. Non tutti i pali, dopotutto, vengono per nuocere.

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