"Se n'è andato", lacrime per Battiato 'l'invisibile'

“Se n’è andato”, lacrime per Battiato ‘l’invisibile’

Dalle origini agli ultimi tempi. Storia di un artista che è stato sempre accanto a noi.
LA MORTE DEL MAESTRO
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Un whatsapp, mentre scorre forte il dolore: “Franco Battiato se n’è andato. Gli volevamo bene e ha avuto cura di noi”. Franco Battiato se n’è andato. E a noi che lo avevamo incorniciato nella dimensione dell’immortalità sembra prima una notizia inverosimile, poi una catastrofe. Una eternità privata, fatta di cose familiari. E lui c’era sempre, tra il vento impetuoso dell’adolescenza e la bonaccia della maturità.

“Un giorno da ragazzi camminavamo sul lungomare…”. E, nella canzone, c’eri tu, con accanto qualcuno, in una passeggiata che la giovinezza, con le sue traspirazioni, aveva reso indimenticabile. “Da una finestra di ringhiera, mio padre si pettinava…”. E c’eri ancora tu, mentre riaffiorava alle narici, da un passato sepolto, l’odore di brillantina che si impossessava di te. C’eravamo noi e c’era lui nelle canzoni, fisicamente. Le ascoltavi e pensavi: questo qui deve essersi nascosto da qualche parte, nelle vicinanze, mentre le cose ci accadevano. Invisibile.

Franco Battiato se n’è andato, nella dissolvenza di una mattina di sole speciale, qui a Palermo. Come è speciale il sole di Aci Castello, che batte sulla piazza. E lì accanto deve esserci un bar con foto in bianco e nero del maestro, immagini, anche quelle familiari, che mostrano un altro aspetto, in controtendenza con il mito dell’artista impenetrabile. Lo era soltanto per pubblica timidezza, ma tutti lo raccontavano come un uomo disponibile e allegro, in quella piazza che ha i colori di una patria consacrata davvero alla mitologia, alle favole antiche, a storie che abbiamo letto nei libri e a cui abbiamo creduto, con la felicità dei bambini.

Il giornalista Salvatore Cusimano ha scritto su Facebook: “È morto Franco Battiato. Provo dolore come per la perdita di un amico caro e presente sempre nella mia vita”. Si ricalca la sensazione di tutti, appena abbiamo sentito che se n’era andato. Il sentimento della vicinanza e dell’amicizia, pure se l’avevamo incontrato tra le centinaia di persone in un concerto, come al Teatro della Verdura, a Palermo, quando il Maestro si mise a ballare, scatenato, invitando alla danza un popolo di cinquantenni che desiderava stare lì, accanto a lui, nel rito speciale della memoria, nel pane spezzato dell’affetto.

Franco Battiato se n’era già andato, in una progressiva invisibilità su cui sono nate diverse storie a margine e polemiche che, adesso, lasciano il tempo che trovano. Si può forse dire che il Maestro si è reso definitivamente invisibile da una invisibilità già bene avviata. E poi fermarsi con rispetto sulla soglia del mistero di ogni uomo. Sono stati anni nascosti, che hanno arricchito di leggendario una leggenda e ci hanno fatto sperare in una perennità immodificabile e sospesa. Franco Battiato, ora, se n’è andato. Si è preso cura di noi. Ecco perché, stamattina, nessuno può trattenere le lacrime.


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