Il lusso per conquistare la ragazza e la rapina: "Sono stato io"

Il lusso per conquistare una ragazza e la rapina: “Sono stato io”

I retroscena del colpo subito da un imprenditore fuori dal negozio Gucci. Bottino: 33 mila euro

PALERMO – C’è chi confessa, chi nega le accuse e chi sostiene di essere vittima di un clamoroso errore giudiziario perché si sarebbe trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

È una storia complicata, dalle mille sfaccettature come spesso capita a Palermo, quella della rapina subita l’anno scorso da un giovane e facoltoso imprenditore appena uscito dal negozio Gucci di via Libertà. Gli strapparono una pochette con dentro 33.000 che si era portato dietro per una giornata di shopping.

Voleva mostrarsi ricco agli occhi di una ragazza per conquistarla. Nei giorni scorsi sono finiti ai domiciliari Gabriele Faulisi e Giuseppe Cascino. Un terzo indagato, il diciannovenne Pietro Novara, ha solo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Faulisi ha confessato nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari. Ha tenuto a precisare, però, che non è stata una rapina, ma un furto. Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Francesco Lo Nigro, ha tentato di rendere meno pesante la contestazione, sminuendo l’episodio.

Faulisi ha aggiunto di avere agito da solo, ma sul punto il suo racconto è apparso confusionario. Ha scagionato innanzitutto Giuseppe Cascino, amico della vittima della rapina, che secondo gli investigatori sarebbe stato il gancio per organizzare il colpo.

Cascino dal canto suo ha smentito di aver avuto un ruolo. Ha cercato di fermare l’autore del colpo, altro che basista.

Il nastro della storia va riavvolto fino al pranzo del 22 dicembre dell’anno scorso. Cascino è seduto al tavolo del ristorante in piazza a Mondello presso cui lavora. È in compagnia di tre amiche. L’imprenditore giunge nel locale. Non ci sono posti a sedere e Cascino lo invita ad accomodarsi con loro. Si conoscono perché Cascino ha lavorato come buttafuori in alcuni locali frequentati dall’imprenditore, che si mostra particolarmente interessato a fare amicizia con una delle tre ragazze.

Per fare colpo Cascino gli suggerisce – così racconta alla polizia la vittima della rapina – di mostrarsi facoltoso. L’imprenditore offre il pranzo e riesce ad ottenere il numero di telefono della ragazza. Memore del consiglio datogli da Cascino rientra a casa e preleva dalla cassaforte i 33.000 che il padre, defunto, aveva messo da parte.

Quindi si incontra nel pomeriggio con la ragazza in via Libertà. Lui stesso le chiede di contattare sia un’altra amica che Cascino, i quali li raggiungono poco dopo. Una circostanza, quest’ultima, che – spiega il legale di Cascino, l’avvocato Giovanni Castronovo, dimostrerebbe che “si tratta di un incontro casuale e incompatibile con la ricostruzione di un suo ruolo premeditato”.

Fanno shopping nel negozio Gucci e quando si spostano in via XII gennaio, mentre l’imprenditore tiene la pochette con dentro i soldi tra le ginocchia per indossare con più facilità il giubbotto, Faulisi gliela strappa via. Ne viene fuori un inseguimento, la vittima riesce a bloccare il rapinatore che alla fine, però, si divincola e scappa con il bottino.

L’imprenditore racconta che Cascino si sarebbe frapposto fra lui e Faulisi. Ha ostacolato l’inseguimento, come se volesse farlo fuggire.

E Novara? Nell’immediatezza del fatto raccontò ai poliziotti di essere andato in centro con Faulisi per comprare alcuni regali e di essere stato avvicinato da Cascino, il quale disse loro che l’imprenditore era in possesso di un’ingente somma di denaro. Sarebbe stato Cascino a proporre il colpo, Faulisi avrebbe accettato mentre lui si sarebbe rifiutato, scappando nella direzione opposta.

Davanti al giudice, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Vincenzo Giambruno, Novara ha confermato il suo racconto e poi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si è mostrato indispettito. Il suo racconto non sarebbe stato capito e ha finito per ritrovarsi sotto inchiesta senza avere fatto alcunché.

Agli atti sono le frasi pronunciate da Faulisi il giorno che li portarono alla Mobile. “Non ti preoccupare, mi accollo tutte cose io, tu non c’entri niente, sono stato io, me l’accollo io”, diceva rivolgendosi a Novara.


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