Messina, la mannaia sul Papardo: il caso all'Ars - Live Sicilia

Messina, la mannaia sul Papardo: il caso all’Ars

Il futuro dell'ospedale messinese

L’Azienda ospedaliera Papardo di Messina rischia di perdere intere unità operative insieme al taglio al personale di 156 specialisti. Questa gravissima notizia scaturisce dalla bocciatura della pianta organica e decurtazione di circa 7-8 milioni di euro da trasferire al Papardo, una vera e propria mannaia che penderà sulle teste di tanti medici e di parecchi servizi sanitari connessi a loro. Dopo grandi lotte politiche e sindacali del passato per diventare il Polo Materno – Infantile della città e per assorbire parte del presidio Piemonte, peraltro strategico al centro urbano, il nosocomio che serve tutto il territorio nella zona nord con la sede principale del 118 sta subendo l’ennesimo scippo. Ad intervenire su questa vicenda è il deputato regionale del M5S Antonio De Luca che è pronto a presentare una interrogazione parlamentare mentre oggi ha già depositato la richiesta di dibattimento in Commissione Salute dell’Ars con la necessaria audizione del Direttore Generale del Papardo Mario Paino e dell’Assessorato regionale Mario La Rocca. «La struttura ospedaliera era già stata depotenziata durante la scorsa legislatura e ha continuato ad essere depotenziata anche durante l’attuale governo Musumeci – tuona De Luca -. La politica regionale evidentemente ha l’obiettivo di indebolire sempre di più questo presidio. Perciò questo va difeso con le unghie e con i denti, perché è parte fondamentale dell’offerta sanitaria di Messina. Io sarò in prima linea nella battaglia per salvarlo. L’Ospedale Papardo non si tocca».

Il parlamentare pentastellato, che è anche componente della Commissione Salute dell’Ars, ha anche criticato il mancato avviso alla popolazione in merito alla chiusura del Centro vaccinale all’Ospedale Piemonte – Irccs Neurolesi tra giovedì e venerdì scorso. «E’ vero che il punto somministrazioni di viale Europa doveva essere chiuso su decisione del Commissario Emergenza Covid e della direzione ma bastava avvertire gli utenti prenotati anziché farli recare in loco e scoprirlo così». L’aspetto più preoccupante è che molte persone non siano state immunizzate senza ricevere alcuna disdetta, nonostante fossero programmate da tempo. «In una fase così delicata legata all’emergenza Covid, nella quale occorre procedere speditamente con la vaccinazione – continua il deputato De Luca -, sarebbe stato opportuno comunicare la chiusura del Centro vaccinale, in modo da scongiurare disagi sia al personale medico preposto sia soprattutto ai cittadini. Sentire non ci sono più dosi disponibili è inaccettabile, quando sarebbe stato sufficiente che il Neurolesi portasse al Centro vaccinale i sieri pianificati, prolungando l’attività di un paio di giorni».

L’esponente del M5S invoca le scuse del Commissario Covid Alberto Firenze e gli amministratori del Piemonte-Neurolesi alla comunità. Spera che gli stessi vertici dispongano di chiamare coloro che non hanno potuto vaccinarsi e riprogrammino, a breve, un nuovo appuntamento negli altri hub della città.

Proseguendo con l’emergenza Covid, abbiamo segnalato proprio durante l’inaugurazione del “PalaRescifina” di sabato scorso che la struttura commissariale sta reclutando ben 451 medici specializzandi da impiegare nel minor tempo possibile, come fabbisogno essenziale per la categoria vaccinatori trasmesso all’Assessorato regionale alla Salute. Il deputato De Luca gira i riflettori su un’anomalia per quel che interessa il numero degli specializzandi messinesi in Medicina e Chirurgia che devono essere utilizzati per questo scopo, come indicato dal decreto legge nr. 41 del 22 marzo 2021 (decreto “Sostegni”).

«Il dato fornito dall’Azienda sanitaria di Messina balza agli occhi – riferisce De Luca -, soprattutto se confrontato con quello delle altre Aziende sanitarie siciliane. 451 gli specializzandi individuati dall’Asp di Messina, contro i 32 dell’Asp Palermo, i 97 dell’Asp di Catania, i 60 dell’Asp di Siracusa, i 35 dell’Asp di Trapani, i 30 dell’Asp di Agrigento, i 16 dell’Asp di Enna, i 15 dell’Asp di Caltanissetta, i 28 dell’Arnas Civico ed i 30 del Policlinico di Palermo. Nel documento dell’Assessorato Regionale, il dato coincide con quello relativo alla disponibilità del numero degli specializzandi, presente nell’elenco del Policlinico di Messina». Secondo il pentastellato, questo fa pensare che l’Asp di Messina, diversamente da quanto fatto dalle altre aziende, non abbia effettuato un’analisi dettagliata sul reale fabbisogno ma abbia riportato i numeri che compaiono nell’elenco del Policlinico G. Martino. Il dubbio mosso da De Luca è che molti di questi specializzandi non potranno svolgere servizio nelle strutture di Messina e provincia perché in esubero e, al contempo, saranno esclusi dall’offerta di prestazione nei siti vaccinali di altre località dell’Isola.

«Città come Ragusa, Agrigento, Caltanissetta, Siracusa, Enna e Trapani, non avendo Policlinici universitari, dovranno attingere dalle liste di Messina, Catania e Palermo. Persino l’Asp etnea dovrà rivolgersi all’esterno perché, con l’urgenza di 97 unità, il Policlinico di Catania viene coperto da 60 specializzandi. L’Azienda di Messina con i suoi 451 giovani medici disponibili e quella di Palermo con 683 sono i due centri universitari che potrebbero supportare concretamente e soddisfare le esigenze delle altre province».

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