Trattativa Stato-Mafia, in aula Marcello Dell'Utri - Live Sicilia

Trattativa Stato-Mafia, in aula Marcello Dell’Utri

I sostituti procuratori generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera hanno iniziato questa mattina la requisitoria

Palermo – I sostituti procuratori generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera hanno iniziato questa mattina la requisitoria al processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia.
In Aula oggi, dinanzi alla Corte presieduta da Angelo Pellino e Vittorio Anania giudice a latere, è presente uno degli imputati, l’ex senatore Marcello D’Utri, condannato in primo grado a 12 anni.
Dell’Utri, seduto al banco tra i suoi difensori, Francesco Centonze e Francesco Bartorotta. Ha assistito all’avvio della discussione da parte del pg Fici, senza rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa.
In primo grado la Corte di assise, nel maggio 2018, aveva condannato anche a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella, a 12 anni gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e Antonino Cinà, medico e fedelissimo di Totò Riina e a 8l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno.
“Chi ha agito fuori dalle leggi lo ha fatto per salvare un determinato assetto di potere e per tutelare il rapporto con la politica. Lo ha fatto facendo favori ai mafiosi, al di fuori dalle corrette dinamiche democratiche. E noi vogliamo sapere perché”. Così il pg Giuseppe Fici, ha aperto la sua parte di requisitoria rivolgendosi alla Corte di assise di appello.
“C’è qualcuno in quest’aula – ha proseguito Fici che assieme a Sergio Barbiera rappresenta l’accusa – che dopo avere letto e sentito le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, gli atti su via D’Amelio, dubiti dell’esistenza di soggetti che hanno agito nell’ombra? Nessuno riteniamo noi dubita dell’esistenza di menti raffinatissime, di pupari che hanno agito nell’ombra con evidenti gravi condotte che appaiono non comprensibili e certamente non giustificabili”.
Secondo il pg – rivolgendosi alla Corte di assise presieduta da Angelo Pellino – qui siamo di fronte a a un sistema per cui “bisogna credere per atto di fede. Se ci venisse spiegato il perché del più grande depistaggio della storia o magari della restituzione dei cellulari a Giovanni Napoli – prosegue il pg – saremmo in grado di valutare e magari avviare una riconciliazione con chi invece chiede ancora oggi giustizia e verità. Invece si preferisce tacere o dichiarare il falso piuttosto che raccontare la verità”.
In avvio di udienza il presidente Pellino ha disposto, che le prossime udienze – a partire da quella del 7 giugno – verrano celebrate nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli. Pellino ha accolto la richiesta del pg Giuseppe Fici che aveva chiesto “la verifica della presenza del numero di presenti in aula al fine di rispettare la normativa anticovid e che dalle prossime udienze il processo si possa svolgere in un’aula più ampia al fine di rispettare la normativa anticovid”.


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