Covid, 4 le strutture palermitane per le terapie monoclonali - Live Sicilia

Covid, 4 le strutture palermitane per le terapie monoclonali

Dopo l'ospedale Cervello e il reparto di malattie infettive del Civico, si aggiungono alla lista gli ospedali di Termini Imerese e di Partinico

PALERMO – Si allunga l’elenco dei centri abilitati all’impiego degli anticorpi monoclonali per il trattamento dell’infezione da Sars-Cov-2. Nel palermitano salgono a quattro le strutture idonee individuate. Dopo l’ospedale Cervello e il reparto di malattie infettive dell’Arnas Civico, si aggiunge il Presidio ospedaliero S. Cimino di Termini Imerese e quello di Partinico.

Non solo vaccini, gli anticorpi monoclonali sono una nuova possibile arma anti coronavirus. Si tratta di farmaci in grado di ridurre l’ospedalizzazione e complicanze, se assunti per tempo. Gli anticorpi monoclonali migliorano la risposta naturale del sistema immunitario dell’organismo umano. E sembrerebbe rappresentare una delle terapie più promettenti, anche se costosa, ma l’Aifa ha approvato il 4 febbraio scorso l’investimento di
250 milioni di euro. Una terapia, già approvata negli Usa, adottata in Italia a febbraio, ma il farmaco è stato distribuito a marzo nelle strutture ospedaliere.

In Sicilia, da marzo, le dosi del farmaco innovativo, prodotto dalla casa farmaceutica Eli Lilly, sono somministrate a chi si trova nelle prime fasi della comparsa di malattia. Nel capoluogo siciliano il centro Hub di riferimento che detiene il farmaco e lo fornisce è l’ospedale “Cervello”. Il protocollo prevede che a beneficiarne siano le persone positive, senza sintomi, con alto rischio di aggravarsi a causa di patologie. Il target è individuato dai Medici di Medicina Generale e dai Medici delle USCA e poi sarà validato a cura di Medici Referenti Ospedalieri.

Come spiega il report settimanale con i risultati del monitoraggio dell’Aifa, dal 14 al 20 maggio, le prescrizioni giornaliere sono meno di una decina, con un massimo di 35 settimanali. Un numero abbastanza esiguo, tra le motivazioni potrebbe esserci quella della difficoltà di somministrazione. Infatti, la terapia è fatta via flebo in ospedale. Ma sono già sotto la lente d’ingrandimento anticorpi diversi da quelli acquistati dall’Italia che richiedono soltanto un’iniezione intramuscolare e che prevedono l’assunzione a domicilio.

“I monoclonali sono un’ottima terapia, se somministrata entro i dieci giorni dall’inizio dei sintomi – spiega il dottore Francesco Di Lorenzo del reparto Malattie Infettive del Civico – l’unico problema è che andrebbero organizzati i modi di arrivo in ospedale del paziente e il suo ritorno a casa. Magari istituendo un servizio di trasporto messo a disposizione dall’Asp”. Al momento, infatti, non sono molti i pazienti che sono stati trattati con i monoclonali nell’ospedale di Palermo, da aprile a oggi venticinque persone in tutto. Oltre alla questione logistica per il medico del Civico sono “pochi i medici di base che hanno individuato i pazienti a target” . “Sono convinto che sia una terapia efficace – commenta – se fatta nel tempo opportuno potrebbe ridurre il ricovero ospedaliero. Tutti i pazienti riferiscono di star meglio già il giorno dopo”.

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