Brusca e quell'odioso scambio che però ha fatto a pezzi la mafia - Live Sicilia

Brusca e quell’odioso scambio che però ha fatto a pezzi la mafia

La legge e il comune sentire a volte camminano con passi diversi.
IL COMMENTO
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Il commento più sensato alla notizia, peraltro attesa, della scarcerazione definitiva di Giovanni Brusca, già macellaio di Cosa nostra, lo offre con poche parole Maria Falcone, sorella del magistrato che lo stesso Brusca fece saltare in aria a Capaci. “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata”. È così che stanno le cose e amen. Dura lex sed lex.

La legge prevede questo. È giusto? Ognuno può pensarla come vuole. Ma l’idea che l’uomo che fece strangolare e sciogliere nell’acido un bambino e uccise una moltitudine di altre persone torni un libero cittadino ci mostra quelle leggi sul pentitismo sotto il loro aspetto più odioso, quello di uno squallido mercimonio che lo Stato accetta trattando con criminali a cui concede sconti e protezione in cambio di delazioni. E a molti fa male quando si legge una notizia come questa. Ma quello scambio odioso è stato utile. E’ stato decisivo. E senza quelle leggi probabilmente saremmo ancora fermi al tempo in cui qualcuno poteva asserire che la mafia era un’invenzione. Non ci sarebbe stato il maxiprocesso, non ci sarebbero state tutte le cose che sono venute dopo.

Il diritto è una cosa, il senso di giustizia purtroppo è un’altra. E non sempre sono perfettamente sovrapponibili. Nel combattere il mostro chiamato mafia abbiamo accettato norme particolari, che sanciscono parziali eccezioni a regole generali. È servito? Sì, è servito. Questo non lo si può negare. Fa bene Maria Falcone a ricordarlo e noi non possiamo scordarlo. Dovevamo fronteggiare una belva. Per farlo c’è toccato in primis premiarne certi pezzi disposti a venderne certi altri. E in secundis murare vivi degli esseri umani, impedendo loro persino di toccare i figli, per dieci, venti, trent’anni, o per sempre, senza possibilità di sperare in un filo di luce anche lontanissimo nel tempo. Almeno, la prima delle due cose sopra citate non ha violato un principio della nostra Costituzione. Ci conforti questo, mentre ingoiamo il boccone amaro della notizia di oggi.

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