Omicidio alla Vucciria: "È stato mio fratello, mio figlio non c'entra"

Omicidio in Vucciria: “È stato mio fratello, ma mio figlio non c’entra”

C'è la confessione di uno dei tre fermati. Ma non convince del tutto. I pm: "Omicidio premeditato"

PALERMO – Domenico Romano avrebbe confessato il delitto della Vucciria. Ha tirato in ballo il fratello Matteo – è lui che avrebbe fatto fuoco -, ma nulla direbbe sul ruolo del figlio Giovan Battista.

Eppure è a quest’ultimo che gli agenti della squadra mobile, guidati da Rodolfo Ruperti, contestano un ruolo determinante. E cioè quello di avere passato la pistola a Matteo Romano che ha sparato contro Emanuele Burgio, 26 anni, assassinato lunedì notte alla Vucciria. Forse il padre starebbe cercando di proteggere il figlio.

Il procuratore aggiunto Salvatore De Luca ha disposto il fermo dei tre indagati per concorso in omicidio. Un omicidio premeditato e aggravato dai futili motivi.

I Romano sarebbero andati in via dei Cassari con l’intenzione di uccidere Burgio. Una circostanza che Domenico Romano, seppure in presenza di una confessione, avrebbe cercato di negare. Avrebbe, infatti, ricostruito l’omicidio come l’epilogo di una discussione degenerata, confermando la lite avuta nei giorni precedenti per un incidente stradale con la vittima.

Matteo Romano avrebbe fatto fuoco, Giovan Battista Romano gli avrebbe passato la pistola. E il ruolo del padre di quest’ultimo, Domenico? Dalle immagini estrapolate da alcune telecamere di videosorveglianza si vedrebbero i Romano giungere nei pressi della trattoria “Zia Pina”, gestita dalla famiglia della vittima. Non erano da soli, e neppure Burgio. Nessuno, però, ha collaborato con gli investigatori.

Dopo essere stato colpito una prima volta al torace Burgio avrebbe tentato una disperata fuga. Sarebbe stato inseguito anche da Domenico Romano, prima di essere raggiunto da altri colpi di pistola alle spalle. Da qui la contestazione nei di omicidio anche suoi confronti.

Si continua, però, a indagare sulla vittima. In passato era stato assolto dall’accusa di avere rapinato una gioielleria di corso Calatafimi. Era in corso, invece, il procedimento davanti alla quinta sezione penale del Tribunale per una storia di droga. Burgio era imputato per avere partecipato nel 2017 ad un traffico di hashish da Vicenza a Palermo.


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