Tina Montinaro: "Che rabbia, ma a Brusca non direi niente"

Tina Montinaro: “Che rabbia, ma a Brusca non direi niente”

Parla la vedova di Antonio, morto a Capaci: "Non sono d'accordo con Maria Falcone".
LA LIBERAZIONE DEL BOSS
di
2 min di lettura

PALERMO– “Se agli altri si avota o stommaco. Ma tu piensa a me…. Tina Montinaro, napoletana, moglie di Antonio, il caposcorta, morto con Giovanni Falcone a Capaci, è una donna trasparente, in certi casi abbacinante. Dice sempre come la pensa, costi quel che costi, con una chiarezza che non ammette compromessi. E Giovanni Brusca libero dopo venticinque anni è un passaggio che non riesce a mandare giù. Come potrebbe?

“Penso che sia una cosa proprio ingiusta – dice Tina -. Doveva accadere e ce lo aspettavamo, perché se ne parlava da tanto. Ma adesso è una mazzata, per me, per la polizia. Io penso che questa legge vada modificata. Ora sono tutti bravi e dicono la loro, ma ci stanno decine di familiari delle vittime, persone che hanno visto morire i loro cari e questo è inaccettabile. E poi tu a ssai, a ssai ‘a verità sulle stragi? No, e allora! Questa legge va modificata. Lo Stato è garantista? Bene, ma deve esserlo sulla verità e sulla giustizia. Così non funziona”.

Maria Falcone ha detto: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno”. “Rispetto moltissimo il parere della signora Falcone e ci mancherebbe, ma non sono d’accordo – aggiunge Tina -. Io non la posso pensare così. I figli di chi è stato ammazzato non la possono pensare così. Abbiamo commemorato da poco la strage di Capaci. Solo la Polizia di Stato mi è stata vicina, come sempre. Per il resto, nessuno che abbia alzato il telefono per dire: ‘Signora, ci dispiace’. Se incontrassi Brusca, ora che è libero? Non gli direi niente. Gli volterei le spalle e andrei via. Sono i magistrati che devono chiedere qualcosa, non io”.

Tina l’ha sempre detto: “Non sono la vedova, mi sento sempre la moglie di Antonio Montinaro”. E il ricordo di quel 23 maggio: “A mezzogiorno Antonio ci saluta. A nostro figlio che teneva sulle ginocchia, accarezzandolo, aveva detto: ‘Papà va col dottore Falcone’. Alle quattro e mezza telefona per chiedere come stiamo…”. Ma quel marito innamorato e padre affettuoso non tornò più a casa. Come non tornò il piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido dopo 779 giorni di prigionia. Era ‘colpevole’ di essere il figlio di Santino, collaboratore di giustizia. Brusca decretò: “Allibertativi ru cagnoleddu”, liberatevi del cagnolino. E non ci fu pietà per un bambino.

.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI