Musumeci: "Razza non voleva rientrare, ho insistito io" - Live Sicilia

Musumeci: “Razza non voleva rientrare, ho insistito io”

L'esito della conferenza stampa sul sistema dei rifiuti in Sicilia.

CATANIA – “L’errore è stato mio ad aver accettato le dimissioni”. Prima di entrare nel vivo della conferenza stampa di stamani, convocata per illustrare lo stato dell’arte del sistema regionale dei rifiuti, il presidente della Regione siciliana, commenta il ritorno del “figliuol prodigo”, in realtà richiamato con insistenza, come spiegato dallo stesso Musumeci.

Musumeci su Razza: “Sono garantista”

“C’è una legge dello Stato che stabilisce in maniera inequivocabile quando una persona che ricopre cariche pubbliche segue i tre gradi di giudizio – ha detto rispondendo ai cronisti. Mi assumo la responsabilità di aver chiesto a una persona per bene di tornare al proprio posto. Una richiesta di rinvio a giudizio non è una condanna. La maggioranza ha applaudito a questa notizia. Siamo tutti felici di avere una persona perbene al suo posto”, dice il Presidente ribadendo “fiducia nella magistratura”. E ancora: “Lui non voleva rientrare ma siccome ho commesso io l’errore di accettare le sue dimissioni ho chiesto di tornare per riparare. Fino a un eventuale terzo grado di giudizio per me una persona è innocente. Chi la non pensa come me è forcaiolo”.

Rifiuti: lo stato dell’arte

L’incontro con la stampa si è poi focalizzato sul sistema rifiuti e sui progetti futuri messi in campo dalla Regione: tra questi, la realizzazione di almeno un impianto di termoutilizzazione. Che saranno i privati a realizzare, su bando regionale, ma il cui controllo dovrebbe rimanere pubblico. Almeno questo è ciò che auspica Musumeci con l’obiettivo non solo di aumentare le performance, ancora scarse, in termini di raccolta e smaltimento, ma soprattutto per sottrarre il settore al controllo del privato. “Abbiamo la necessità di fare chiarezza in un settore delicato in cui è forte anche l’interesse della criminalità. Noi dobbiamo redigere il piano, dare le autorizzazioni, di finanziare impianti e a eseguire monitoraggio e controllo. E invece ci troviamo a dovere fare tutto noi, mentre le competenze su raccolta e smaltimento è di Comuni e Province”, esordisce Musumeci e illustrando l’attuale sistema dei rifiuti fornisce qualche dato. “Dal 2018 siamo passati dal 22% di differenziata al 42%”, dice.

I numeri

Musumeci evidenzia i passi avanti nella gestione del sistema rifiuti, dal 2018 a oggi, non nascondendo le difficoltà legate all’assenza di impiantistica e alla gestione delle tre città metropolitane, le cui percentuali di raccolta sono troppo basse. “In tre anni i rifiuti in discarica sono diminuiti del 30% 1.200.000 tonnellate in meno in discarica in tre anni. Significa meno ricavi per gli impianti dei privati: ma questo non basta”, spiega. “Abbiamo trovato una differenziata al 22% – aggiunge Musumeci – quattro impianti pubblici che trattava il 29% dei rifiuti e altri 4 privati col 71%. Si è creato un sistema di oligopolio privato che potrebbe, se volesse, fare collassare il sistema”.

Gli impianti e l’annuncio

La necessità di allinearsi all’Europa anche a livello di impiantistica. La sottolinea in più occasioni il presidente. “Nello smaltimento – ha ricordato il governatore – abbiamo trovato sei impianti pubblici, quattro dei quali già in esaurimento, e tre privati che avevano il 90% della raccolta. Abbiamo trovato la mancanza di un piano regionale, 10 Srr non attive, carenza di impianti. lentezza burocratiche, impianti autorizzati con ordinanza del presidente, 511 discariche esauste non classificate. Nella raccolta differenziata – dice ancora – abbiamo trovato una bassa percentuale dei Comuni, scarsa sensibilizzazione dei cittadini, gare d’ambito non avviate. Tanto ci pensa la Regione a coprire le inerzie”.

I ritardi da scontare

“Abbiamo destinato 200 milioni per i nuovi impianti che dovranno essere realizzati in Sicilia: dobbiamo arrivare almeno al 65% del riciclo dei rifiuti urbani entro la fine del 2035”, aggiunge. “La politica di rifiuti di questo governo si allinea alle prospettive di politica ambientale dell’Europa. Non siamo mai stati innamorati dei termovalorizzatori ma per mettere fine alla gestione opaca del settore, serve liberarsi dalle discariche. Non si può essere prigionieri delle discariche”, dice. “Dobbiamo liberare la Sicilia dalla schiavitù delle discariche. Per 30 anni la politica ha lavorato per crearne soltanto di private, e ora i loro titolari dicono di volerle chiudere se non si raddoppia la capienza. I rifiuti non abbiamo dove conferirli. Allora ben vengano uno-due termoutilizzatori, come avviene in 37 parti d’Italia, per produrre energia, calore e denaro

Il termovalorizzatore

Un impianto che realizzeranno i privati. È l’annuncio di Musumeci che spiega perché non sarà la Regione a realizzarlo. “Per fare un nuovo impianto in Sicilia ci vogliono cinque anni. Tempi vergognosi dovuti alla burocrazia nazionale e regionale. I termoutilizzatori privati si possono realizzare in tre anni. Tra pochi giorni lanceremo il bando per realizzarne uno, ma il controllo sarà della Regione. E’ un sistema ‘magia rifiuti’ che produce ricchezza: calore e energia. Senza questa soluzione resteremmo in mano all’oligopolio dei privati e della cultura delle discariche”, continua.

I rifiuti verso l’estero

Nelle more della realizzazione dell’impianto si procederà, con cautela, a dare autorizzazione per ampliamenti mentre, la soluzione individuata, resta quella di spedirle fuori regione. Ma il costo lo coprirà il pubblico. “L’emergenza l’affronteremo come è stato fatto negli ultimi 20 anni, con soluzioni che non peseranno sulla tasca dei cittadini – ha aggiunto – se il sistema in Sicilia dovesse arrivare al collasso noi faremo quello che fanno le altre regioni, anche quelle ‘ambientaliste’: venderemo i rifiuti all’estero. Io sarei del parere di rifarci sulle tasche dei politici che hanno creato questo disastro ma abbiamo messo da parte un gruzzoletto che ci consentirà di intervenire”.


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