"Il Covid lascia cicatrici, ho resistito grazie a mia figlia"

“Il Covid lascia cicatrici, ho resistito grazie a mia figlia”

Il responsabile del Covid Hospital di Partinico racconta la pandemia: a che punto siamo e il dolore che sembra allontanarsi.
L'OSPEDALE DI PARTINICO
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PALERMO “Sai, un giorno cercavo una barella, nella concitazione dell’ospedale. Ho spostato un sacco nero e solo allora mi sono accorto che dentro c’era una persona morta, un malato di Covid che è rimasto pochi secondi lì, il tempo di essere spostato. Era pelle e ossa. Me lo sogno ancora la notte”.

Enzo Provenzano è, tra le altre cose, un amico da lunga data. Poi è anche un fuoriclasse della Diabetologia e della Sanità in genere e un uomo buono. Nel corso di quest’anno tremendo, nel raccontare una pandemia, molti medici sono diventati amici e con altri il rapporto si è rafforzato. In più di una occasione, le telefonate di semplice comunicazione umana hanno superato quelle professionali. Avevano bisogno di sfogarsi, di parlare con qualcuno, di narrare la guerra di cui tutto il mondo sapeva e che solo loro hanno visto da vicino.

Enzo è uno di quei soldati che sono scesi in trincea con un camice, fin dal primo momento. Lui lo ha fatto con sua figlia Francesca Gaia, anche lei medico, che, nell’ospedale di Partinico, non ha voluto lasciare solo suo padre. “All’inizio -dice il dottore Provenzano – la sua presenza è stata un motivo di angoscia, ero preoccupato. Oggi posso dire che ho resistito e che ce l’ho fatta pure grazie a lei”.

Cosa mi racconti, Enzo? “E che ti racconto, a Partinico abbiamo avviato la riconversione, saremo sia ospedale Covid che normale. Ci vorrà qualche giorno. Abbiamo pochi ricoverati, da quindici giorni, da noi, non muore più nessuno, ma i pazienti impegnativi non mancano. Siamo in una fase di tranquillità. Ci sono i vaccini, le terapie sono più collaudate, il virus sembra meno aggressivo, come è accaduto l’estate scorsa. Ma dobbiamo stare all’erta. Ne sappiamo di più, certo, però è ancora poco. Dobbiamo prepararci al Covid cronico o long Covid. Chi ha subito il virus, ha sviluppato complicanze che andranno avanti a lungo. Ecco il punto su cui è necessario convergere. Il virus starà con noi per un po’ e dovremo essere pronti sia a rintuzzare i contagi, sia a difendere i pazienti dai sintomi di difficile remissione”.

Le idee sono chiare. “Ci stiamo attrezzando con il nostro ambulatorio e qui c’è una formidabile squadra di psicologi che potrà aiutare chi troverà non semplice dimenticare quello che ha vissuto, il senso di soffocamento, la paura da cui è riemerso. Leggiamo ogni giorno lettere di pazienti che ci ringraziano, che ci scrivono cose bellissime. Per un medico non può esserci gratificazione migliore. Voglio ringraziare i colleghi, tutti. Voglio abbracciare mia figlia. Se non ci fosse stata lei…”.

Enzo Provenzano ha ricevuto una targa dall’Asp, per riconoscimento del lavoro svolto come coordinatore del Covid Hospital di Partinico. Loro, i medici e gli infermieri, hanno convissuto con il mostro, ne hanno subito il carico più di chiunque altro, insieme alle vittime e ai parenti. Possiamo augurare solo un futuro di libertà e senza sacchi neri. Una foto della normalità, come questa che ritrae Enzo e Francesca in un momento leggero. Soldati della Sanità, impegnati nelle battaglie di tutti. Padre e figlia.


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