Dati Covid: tabelle, messaggi telefonici e "rischio di nuovi falsi"

Dati Covid: tabelle, messaggi telefonici e “rischio di nuovi falsi”

La Procura ritiene che ci sia ancora il pericolo di reiterazione del reato

PALERMO – La Procura della Repubblica fa ricorso al Tribunale del Riesame. Chiede che la sospensione per 12 mesi dal servizio decisa per la dirigente Maria Letizia Di Liberti le venga applicata non solo per il rischio di inquinamento probatorio, ma anche per il rischio di reiterazione del reato di falso.

Il falso viene contestato nell’inchiesta sui dati del Covid. Fu il gip di Palermo, che si pronunciò sul fascicolo trasferito da Trapani, a respingere parte richiesta dell’accusa, ritenendo opportuno allontanare Di Liberti per 13 mesi dal Dasoe, il “Dipartimento regionale attività sanitarie e osservatorio epidemiologico”, ma solo per mettere in sicurezza l’inchiesta.

Inchiesta che, in attesa della decisione del Riesame, va avanti. Di contro la difesa di Di Liberti ritiene che non ci siano più esigenze cautelari da salvaguardare e l’interdizione potrebbe essere revocata.

Il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Andrea Fusco e Maria Pia Ticino hanno delegato alcuni accertamenti sui Form, e cioè le tabelle informatiche che contenevano i dati. Ci vorrà tempo. Così come ci vuole tempo per analizzare il contenuto dei messaggi che gli indagati si sono scambiati telefonicamente. I loro telefonini sono stati sequestrati da subito.

Fra gli indagati c’è anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza, dimessosi dopo avere ricevuto l’avviso di garanzia e richiamato nei giorni scorsi dal presidente della Regione Nello Musumeci.

Di Liberti e Razza, indagato perché avrebbe concorso materialmente e moralmente nella commissione dei falsi, hanno presentato nei giorni scorsi delle memorie difensive, obiettando che in un’ottica settimanale o comunque di medio termine grazie alla “spalmatura” i dati si sarebbero compensati e quindi non avrebbero comportato alcuna alterazione degli indicatori che si calcolano proprio su base settimanale. Sugli indicatori si basavano le scelte adottate a livello regionale e nazionale.

Agli atti dell’ordinanza di custodia cautelare di aprile ci sono le parole di Salvatore Scondotto, referente per la Regione siciliana del Sistema di sorveglianza integrata Covid dell’Istituto superiore di Sanità. Scondotto, sentito dai pm, ha detto: “Io davo per reali questi dati, dando per scontato che venissero immessi in maniera veritiera dai miei colleghi… I Google Form nella parte in cui contenevano dati sui tamponi facevano fede per il calcolo dell’indicatore 2.1 da parte della cabina di regia”.

Che ci fosse il caos gestionale lo ha ammesso la stessa Di Liberti. “L’avvenuta alterazione dei dati aggregati concernenti il numero dei positivi, dei tamponi, dei ricoveri in terapia intensiva in area medica – scriveva il giudice – è stata pacificamente ammessa in primo luogo dalla dottoressa Di Liberti”. Solo che la difesa ne dà una mera valenza statistica


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI