"Ci siamo rovinati": l'omicidio alla Vucciria e i vestiti sequestrati

Omicidio alla Vucciria: “Ci siamo rovinati”, sequestrati dei vestiti

Grazie agli abiti identificati altri due presenti, ma ci sono delle persone ancora senza volto

PALERMO – Alla confessione di uno dei tre fermati, seppure con tanta reticenza, si sono aggiunti il racconto di un testimone e le intercettazioni all’interno della squadra mobile. L’inchiesta sull’omicidio di Emanuele Burgio, però, non è chiusa.

Si cercano ancora altri complici. A cominciare da coloro che hanno accompagnato i Romano alla Vucciria dove lunedì notte Burgio è stato assassinato a colpi di pistola. Ed è per questo che i poliziotti hanno sequestrato degli indumenti in alcune abitazioni del rione Borgo Vecchio.

È la conferma che le indagini non si sono fermate con l’arresto di Domenico Romano, del figlio Giovan Battista e del fratello Matteo. I Romano sono indagati per concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Domenico ha confessato, inguaiando il fratello, ma tentando di salvare il figlio.

In attesa di essere interrogato alla Mobile, Matteo Romano diceva: “L’ho comprata ieri sera da un tunisino 200 euro e mi sono andato a consumare”. Il riferimento sarebbe alla pistola usata per l’agguato.

“Ci siamo andati a rovinare”, diceva Domenico Romano che chiedeva al fratello se avesse detto agli investigatori che “tre anni fa ti aveva scannato a bastonate“. Il movente della lite per un incidente stradale non convince. I contrasti potrebbero essere legati agli affari della droga.

Domenico Romano ha provato a scagionare il figlio, ma le immagini descrivono una realtà diversa. Matteo Romano ha fatto fuoco con una pistola che gli è stata stata passata dal nipote Giovan Battista. La vittima, dopo essere stata raggiunta da un primo colpo al torace, ha cercato disperatamente la fuga in via dei Cassari.

Il cuore dell’inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Federica Paiola, Giovanni Antoci e Gaspare Spedale è rappresentato dalle immagini. Secondo la ricostruzione della squadra mobile, i Romano, assieme ad altre quattro persone, giungono alla Vucciria 45 minuti dopo la mezzanotte di lunedì scorso. Sono a bordo di una Vespa e di tre scooter, tra cui un Sh, un Beverly e un altro modello non identificato.

Pochi minuti dopo inizia un faccia a faccia con Burgio che minaccia verbalmente i Romano. Burgio mima il gesto come se volesse fare a pugni. I Romano, invece, fanno sul serio. Giovanni Battista estrae la pistola che nasconde dietro la schiena e la porge allo zio Matteo. Un colpo al torace, poi altri due alla schiena. Burgio resta per terra in un lago di sangue.

I Romano e gli altri quattro si allontanano a bordo degli scooter. Da qui le perquisizioni eseguite in una serie di abitazioni a Borgo Vecchio, zona dove abitano i Romano ma anche altre persone sospettate di avere avuto un ruolo, quanto meno di copertura.

Nessuna traccia delle armi, ma sono stati sequestrati un paio scarpe marca Balenciaga, misura 43 di colore nero, un paio di jeans, una maglia nera e un giubbotto rosso. Ed ancora tre paia di pantaloni bianchi e un giubbotto nero. Gli abiti sono importanti per la comparazione con le immagini riprese dalle telecamere. Sono stati alcuni vestiti a confermare la presenza di due persone alla Vucciria. Una avrebbe confermato che Matteo Romano ha sparato. Ne restano da identificare altri due.


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