Istituto di incremento ippico: tra attività e ippoterapia

Istituto di incremento ippico: tra attività e ippoterapia FOTO

Protagonisti delle giornate FAI, sabato e domenica scorsi, sono stati i cavalli.

CATANIA. Hanno avuto luogo sabato e domenica scorsi le giornate FAI che, a causa delle misure di sicurezza anti Covid-19, erano state rinviate il 15 e 16 maggio.
La 20° edizione delle Giornate FAI di Primavera nel capoluogo etneo e nella sua provincia ha permesso l’apertura delle porte di luoghi molto suggestivi, alcuni dei quali poco conosciuti, a centinaia di visitatori.
Un evento dove arte, cultura e natura si fondono in un tutt’uno di meraviglie.

E così, nel centro etneo, la Chiesa della Badia di Sant’Agata con le sue meravigliose Cupole dalle quali il panorama della città diventa mozzafiato, la Cripta di Sant’Euplio, l’Orto Botanico con le sue meravigliose piante e fiori, la chiesa di Santa Maria del Gesù dove si possono ammirare le decorazioni e gli affreschi di Angelo Di Chirico, Antonello Zacco e Antonello Gagini, la Basilica di San Nicolò l’Arena del Monastero dei Benedettini e non ultimo l’Istituto di incremento ippico, uno dei luoghi meno conosciuti, hanno aperto le loro porte.

L’Istituto di incremento ippico nel 1861 venne utilizzato come “Ospizio di Mendicità” e nel 1869 venne adibito a deposito di cavalli stalloni e da qui il nomignolo, per identificare il posto, tutto catanese “ ‘u stadduni”.
Centinaia i visitatori che hanno voluto guardare con i loro occhi un posto, l’Istituto di incremento ippico con la sua collezione di finimenti d’epoca e carrozze, tra i meno conosciuti nel capoluogo accompagnati, in occasione delle Giornate FAI, dalle Guide Turistiche Catania, Antonio Scalisi è una di queste.
“L’Istituto era di proprietà dei Padri Gesuiti e veniva usato, spesso, per gli esercizi spirituali – racconta Scalisi – e in questo nucleo, ancora superstite, alloggiavano i Padri.
Con la Bolla di Clemente XIV i Gesuiti vengono cacciati e questo spazio viene utilizzato dagli spagnoli prima come deposito per poi diventare la Real Gendarmeria e quindi stalle.
Le varie celle che ospitavano i Padri Gesuiti vengono adibite a ospitare cavalli.
Adesso questo stabile sorge sulle lave del 1669, eruzione dei Monti Rossi, e dall’epoca borbonica in poi diventa incremento ippico”.
Il rapporto tra Ambelia e l’Istituto di incremento Ippico diventa un sodalizio quasi inscindibile.

“Ambelia è una delle residenze della famiglia Branciforte di Militello Val di Catania e nel 1920, circa, nasce un accordo con il Regno d’Italia per un rapporto di collaborazione sulla continuità e salvaguardia delle razze equine siciliane – continua Scalisi – ad Ambelia le fattrici qui gli stalloni”.
Protagonisti della giornata FAI sono stati loro i cavalli che, incuriositi dai gruppi di visitatori, si affacciavano dalle loro stalle per osservarli.
Oltre alle Guide Turistiche Catania erano presenti il past president del FAI etneo Antonella Mandalà, il presidente Maria Licata e il direttore dell’Istituto di incremento ippico Alfredo Alessandra che dirige anche la stazione ippica di Ambelia e quella di San Fratello

“L’obiettivo del Consiglio di Amministrazione e di fare crescere questo luogo e inserire nel suo contesto diverse attività una di queste dovrebbe essere l’ippoterapia – dice Alessandra – e già è quasi tutto pronto disponiamo di una spazio creato apposta”.
L’ippoterapia e contemplata nelle tecniche degli interventi assistiti con animali nella pet therapy.
“Stiamo addestrando 3 cavalli per questa terapia – continua Alessandra – animali che devono essere abituati alla presenza dei bambini a esempio. L’Istituto di incremento ippico lavora su alcune razze in via di estinzione, il cavallo San Fratellano, l’asino ragusano e l’asino Pantesco. L’Asino pantesco è quello di Pantelleria e rischia seriamente l’estinzione, il nucleo più importante di questi animali è tenuto dal Corpo Forestale a Erice.
Ad Ambelia ce ne sono 11 e in tutta la Sicilia ne sono rimasti circa 60.
Nell’Istituto funziona già il centro di f.a. (fecondazione assistita) aperto anche ai privati per riuscire a salvare e salvaguardare le razze di cavalli e asini siciliani”.

Capitolo a parte le polemiche sui lavoratori in esubero all’interno dell’Istituto di incremento ippico.
“Tutte le persone che lavorano qui dentro sono dipendenti di fascia “C” – precisa Alessandra – precisiamo che i cavalli qui dentro non sono mai stati abbandonati a se stessi.
I dipendenti dell’Istituto sono 26 e dal 1° luglio 10 saranno in “disponibilità” per 2 anni.
Questo significa non presenti all’interno dell’Istituto, ma disponibili e percepiranno l’80% dello stipendio.
Il 10 settembre il tribunale deciderà se la strada che stiamo percorrendo è quella giusta”.

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