Sfiducia, Orlando gioca d'azzardo per blindare l'ultimo anno - Live Sicilia

Sfiducia, Orlando gioca d’azzardo per blindare l’ultimo anno

Il sindaco prova a uscire dall'angolo, partiti divisi fra chi vuole il voto e chi no

PALERMO – Il treno della mozione di sfiducia sembra essere ormai partito, il problema è che nessuno sa se arriverà a destinazione o sarà possibile fermarlo prima. Sono giorni intensi per la politica palermitana, alle prese con una nuova crisi scoppiata quasi di sorpresa alla vigilia dell’estate: la mozione approvata dal consiglio comunale contro il responsabile della Mobilità, Giusto Catania, ha inasprito gli animi e la conferenza stampa di ieri della giunta lascia pensare che non ci sia più alcun margine di dialogo.

Il sindaco Leoluca Orlando già qualche giorno fa aveva lanciato il guanto di sfida: di fronte alla possibile sfiducia per Maria Prestigiacomo, meglio una direttamente per lui “così da fare chiarezza”. Ma le opposizioni a Sala delle Lapidi hanno giocato in contropiede e, anziché discutere la mozione contro la Prestigiacomo, hanno ripescato quella su Giusto Catania di un anno e mezzo prima; mossa che ha spiazzato non solo la maggioranza, ma anche quella parte delle opposizioni che non disdegna un dialogo col Professore. Il risultato è stato un voto quasi all’unanimità che ha visto tra i favorevoli anche chi era più scettico, ma non ha potuto tirarsi indietro.

Il rischio adesso, visti i risicati numeri della maggioranza, è che i prossimi mesi si trasformino in una vero e proprio calvario con mozioni di sfiducia contro i singoli assessori: atti che non hanno alcun valore visto che non comportano dimissioni o decadenza, ma che comunque hanno un peso politico con una campagna elettorale alle porte e rischiano di lasciare la giunta sulla graticola. Un pericolo che il sindaco vuole evitare in tutti i modi, con una strategia che si muove su un doppio binario: da un lato continuare a puntare il dito contro il consiglio comunale, accusato di scorrettezza e pigrizia a danno della città, dall’altro far votare una nuova mozione di sfiducia ma stavolta contro il sindaco, ossia l’unica che a norma di legge comporterebbe la caduta di Orlando e della giunta, con la speranza che non passi e con l’effetto così di blindarlo.

Il Professore sa bene che molti consiglieri non vogliono andare al voto anticipatamente non fosse altro che per mantenere la poltrona, secondo una “tradizione” comune a tante assemblee elettive. E in effetti lo stratagemma lo scorso settembre ha funzionato con la mozione contro Orlando respinta da una maggioranza attraversata pure da tanti malumori, ma ben contenta di fare buon viso a cattivo gioco per evitare le urne. Per questo il sindaco ieri ha fatto ribadire il concetto dai suoi assessori e avrà colto come un assist l’annuncio di Mimmo Russo (Fratelli d’Italia) della raccolta delle firme necessarie.

Dopo dieci mesi, però, le cose sono cambiate e il trucchetto stavolta potrebbe non riuscire: il Comune è senza un bilancio, l’aumento della Tari è ormai inevitabile, la città resta sporca, i servizi latitano, il cimitero dei Rotoli ha raggiunto quota 900 bare, il traffico è impazzito e, soprattutto, si avvicinano le elezioni con molti consiglieri che (contrariamente a qualche tempo fa) si dicono pronti alla sfiducia. I partiti al loro interno sono divisi fra chi la vorrebbe subito, andando al voto, e chi preferisce invece aspettare nel timore che una sfiducia immediata comporterebbe solo un lungo commissariamento del Comune, dando tempo al Professore di rifiatare e quindi di recuperare quel terreno che invece perderebbe in un ultimo anno a Palazzo delle Aquile sommerso dai problemi. Non è un mistero che il voto contro Catania del M5s e di +Europa stia creando parecchi grattacapi al sindaco, alle prese con la costruzione della coalizione di centrosinistra per il 2022, ma anche a destra non mancano le tensioni.

Il punto è che il treno della sfiducia ormai è partito: il sindaco ha chiesto al consiglio di presentare la mozione e le opposizioni non potranno certo tirarsi indietro, seppur con tempi più dilatati. A quel punto in molti saranno costretti a votarla, pur controvoglia, per non essere marchiati come “collaborazionisti” a pochi mesi dalle Comunali.

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