Palermo, la crisi politica, Orlando e i paradossi - Live Sicilia

Palermo, la crisi politica, Orlando e i paradossi

Il sindaco e il "mi ni staiu futtiennu"
IL DIEGONALE
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5 min di lettura

Caro direttore,

Il “mi ni staiu futtiennu” di Orlando (di cui ha dato notizia ‘Palermotoday’, ndr) sullo scontro tra Giunta e Consiglio è forse una delle poche cose vere e sincere che ho sentito uscire dalla sua bocca. Devo dire che la trovo anche per certi aspetti liberatoria.

Alejandro Jodorowsky, drammaturgo e scrittore cileno, ha scritto: “Mi piace invecchiare perché il tempo dissolve il superfluo e conserva l’essenziale”. Nessuna meraviglia, quindi. Quello che ha detto è quello che ha sempre fatto. E’ sempre stato il suo atteggiamento nei confronti di ogni cosa e, devo anche dire, senza timore di alcuna conseguenza, giungendo persino al paradosso.

Direttore, se la ricorda quella volta che in una seduta del Consiglio comunale (2016), affermò di avere avviato un’indagine sull’ordinanza dei giudici amministrativi che gli avevano dato torto sulla Ztl? Come le pare? E adesso sull’inchiesta sull’Amap? Durante l’audizione davanti la Commissione parlamentare di inchiesta, la Procura della Repubblica ha fatto contestazioni gravissime affermando tra l’altro: “Tutto questo, ovviamente, fa presumere che non solo sono andati a finire in mare i fanghi, ma anche il percolato, il colaticcio della discarica di Bellolampo e dei mezzi della Rap”. Cosa ha risposto Orlando? “L’assessora indagata? Resta anche se la condannano”, praticamente “mi ni staiu futtiennu”.

Direttore, non pensi che si tratti solo di una battuta, “mi ni staiu futtiennu” per lui è una categoria dello spirito. E’ il suo modo di affrontare la politica e la vita, quella degli altri ovviamente. Ho sentito che adesso torna nel Pd, verso il quale ha sempre tenuto un atteggiamento sprezzante, considerandoli quasi dei minus habens. Il Pd, però, è sempre stato coerente e nonostante tutte “le carcagnate nelle gengive” (direttore, mi perdoni, ogni tanto vengono fuori i miei natali) che negli anni Luchino gli ha dispensato, se lo riprendono.

Ho anche appreso che il ritorno di Orlando non sarà “solitario”: a seguire il sindaco ci sarebbe il vice Fabio Giambrone, ma della partita potrebbero essere anche alcuni assessori. Una gioiosa macchina da guerra, la definirebbe Occhetto. A me comunque fanno tenerezza, direttore, tutti uniti.

Hanno fatto pure una conferenza stampa per difendere l’indifendibile e continuare a dire menzogne senza pudore, perché in fondo l’atteggiamento è lo stesso: “mi ni staiu futtiennu”. Se li ricorda quelli con la faccia di bronzo che io volevo chiamare diversamente? Le citai anche le varie sottospecie dei così detti Tromboni: Gli imbonitori, i fanfaroni, i ciarlatani ed i palloni gonfiati?

Ecco, di seguito potrà avere chiaro esattamente quello che intendevo. Naturalmente gli accoppiamenti li lascio alla sua immaginazione. Maria Prestigiacomo, a cui la Procura contesta gravissime inadempienze per lo sversamento in mare di tonnellate di fanghi, percolato e quant’altro, ritiene che, rimettendo la delega, è tutto a posto. Assessore, se la tenga pure la delega, mi creda, non cambia nulla.

giusto catania (ops, l’ho scritto minuscolo) che riesce a vantarsi di essere stato già sfiduciato nel 2000 e di essere sopravvissuto tanto da potere essere sfiduciato ancora una volta dopo vent’anni. Però, bisogna dargli atto che una cosa buona l’ha fatta. Ha trovato finalmente una soluzione per le 900 bare accatastate e abbandonate ai rotoli. “Una risata vi seppellirà”, ha affermato. Direttore, forse a vantarsi non ha tutti i torti. Nonostante tutto, è ancora assessore al Comune di Palermo.

Sergio Marino che si dice pronto a scrivere la mozione contro di lui “ma partendo dal fallimento di Amia, quando Orlando non era sindaco”. Come non era sindaco? L’Amia è stata dichiarata fallita il 22 aprile 2013 e Orlando era sindaco già da un anno. Se lo ricordano bene le imprese dell’indotto, creditrici di Amia, che lo pregarono di non farla fallire. Direttore, mi scusi, ma poi che c’entra Amia? Qualcuno gli può ricordare che l’Amia non esiste più? Adesso c’è la Rap. La Rap non l’hanno fatta loro nel 2013? Ma non era proprio lui il Presidente di Rap?

Mi deve perdonare, direttore, mi sto confondendo, ma non siamo nel 2021 o sbaglio? No, non mi sbaglio, ho letto proprio su questo giornale un articolo di qualche giorno fa dal titolo: Tari, adesso è ufficiale: pronto l’aumento per il 2021. Nell’articolo veniva spiegato che l’aumento si rendeva necessario per “erogare extracosti a Rap, condizione per la promessa stabilità finanziaria dell’azienda”. Quest’operazione non è nuova. Fu fatta anche nel 2020 ma è nel 2013 che per far quadrare i conti fecero un vero e proprio magheggio della serie “mi ni staiu futtiennu”.

Il Comune aveva approvato un livello di tariffe tale per cui il gettito complessivo della Tares si era rivelato superiore di ben 11 milioni di euro rispetto al costo del servizio. Invece di restituirla ai cittadini considerarono impegnata (senza che a fronte di tale impegno ci fosse un contratto o altro titolo) la relativa somma, di fatto accantonandola tra i residui passivi. Con un emendamento poi, a firma del consigliere Scavone, allo schema di contratto di servizio che lega il Comune alla RAP destinarono l’extragettito Tares proprio a Rap. Questo in parole povere significa che il contratto diventò carta straccia e la Rap che aveva costi superiori ai ricavi e quindi perdite di esercizio, poté coprire queste perdite con il “riconoscimento postumo di costi”.

Sull’anticipazione di tesoreria per versare le somme a Rap (non avevano la liquidità di cassa), chiesta alla Cassa DD.PP., in dispregio anche delle norme che la regolavano, chiedete al sindaco. Qualcuno all’epoca glielo avrà detto: Guarda Luca che non si può fare. Lui, però, probabilmente avrà risposto: “mi ni staiu futtiennu”.

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