Elezioni e brogli: chiusa una maxi inchiesta NOMI

Elezioni e brogli: chiusa una maxi inchiesta NOMI

Quattordici indagati

MESSINA – Avrebbero portato pacchetti di voti pagati fino a 1000 euro per le ultime  elezioni regionali del 2017 per favorire l’ex deputato regionale Santo Catalano ed altri candidati, e oggi la Procura di Messina ha disposto la chiusura delle indagini per 14 indagati, tra ex deputati, ex sindaci, ex consiglieri comunali e portaborse.

L’inchiesta è nata da un’indagine della Dia di Catania sui brogli nella zona etnea alle regionali del 2017 e poi s’è allargata anche ad altre province.  L’indagine di  Messina deriva  dall’operazione “Gorgoni”, con cui la Dia di Catania, a guidata da Renato Panvino, monitorò le elezioni per la corsa a sindaco del Comune di Aci Catena, e le pesanti infiltrazioni e ingerenze durante la campagna elettorale del clan mafioso etneo dei Laudani. Quell’indagine dimostrò che  parecchi indagati nell’ambito catanese si spendevano anche a favore di Santo Catalano, in quel periodo candidato all’Ars nella lista “Popolari e Autonomisti”, nel collegio elettorale di Messina. Un altro filone dell’indagine riguarda, invece, la corsa all’Ars anche del sindaco di Fondachelli Fantina Marco Pettinato.

I nomi degli indagati

I pm Fabrizio Monaco e Maria Pellegrino hanno chiuso gli accertamenti notificando  l’avviso di conclusione indagini all’ex deputato all’ars dell’Mpa  Santo Catalano, l’ex consigliere provinciale a Messina Carlo “Roberto” Cerreti, l’attuale consigliere comunale di Milazzo Lorenzo Italiano, ex sindaco e candidato a sindaco alle ultime amministrative, il sindaco di Fondachelli Fantina Marco Pettinato e il padre ed ex sindaco del centro montano Francesco Pettinato, la candidata a sindaco di Librizzi alle ultime amministrative Maria Pamela Corrente;  Armando Buccheri di Terme Vigliatore, Carmelo Fascetto di Nicosia,  Francesco Salmeri, dei messinesi Placido Smedile, Davide Lo Turco e Giuseppa Zangla, l’imprenditore Enrico Talamo che avrebbe agito su Tortorici, e infine il milazzese Rocco Cambria.
Tutti gli indagati si sono mossi nel loro territorio di appartenenza, mediando e  spostando diversi pacchetti di voti. Al centro dell’indagine anche alcuni  bonifici bancari, che attesterebbero i pagamenti dei voti.

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