Conti della Regione, ok alla parifica ma molte "irregolarità"

Conti della Regione, ok alla parifica ma molte “irregolarità”

Tutte le cifre contestate del rendiconto 2019. Musumeci: "La Regione ha voltato pagina"

È arrivata la decisione dei giudici della Corte dei Conti della Sicilia sul rendiconto 2019 della Regione. I magistrati contabili hanno dato il via libera alla parifica ad eccezione di molte componenti, “per insufficiente o omessa contabilizzazione” di alcuni importi, come il risultato di amministrazione per il mancato accantonamento di 315 milioni del fondo contenzioso. Infine, hanno giudicato “non regolari” lo stato patrimoniale e il conto economico della Regione.

Il miglioramento del risultato dell’amministrazione, a detta della Corte, “sarebbe solo cartolare”, dal momento che si nutrono numerosi dubbi sull’attendibilità di molte voci che confluiscono nel risultato a causa di erronee registrazioni contabili. 

Dopo i rilievi dei giudici contabili di gennaio, il documento contabile era stato revisionato e approvato nuovamente dalla Giunta all’inizio di marzo. Ma, evidentemente, le modifiche non sono state pienamente sufficienti.

Ecco quali sono le irregolarità

Per i giudici contabili il risultato di amministrazione risulta “irregolare” per insufficiente o omessa contabilizzazione del fondo contenzioso con una carenza di 315 milioni di euro, per omessa istituzione di 102 milioni nel fondo rischi, per la mancanza di 34,9 milioni nel fondo crediti di dubbia esigibilità.

Contestati anche il mancato appostamento di 142 milioni nella parte vincolata relativa ai trasferimenti e di 58 mila euro circa di investimenti. I giudici hanno accertato irregolarità contabili per il mancato allineamento del rendiconto con i dati del sistema Siope relativamente a 5 milioni di minori incassi e maggiori pagamenti per 52 milioni.

Altre irregolarità nel conto del bilancio perché non contabilizzato il conguaglio Irpef per 182 milioni e il conguaglio per l’Iva pari a 34 milioni, “che al 31 dicembre 2019 avrebbero incremento residui attivi e passivi con effetti sul risultato di amministrazione”. E ancora: disavanzo e quote di disavanzo non recuperate nel rendiconto 2018 e da ripianare nel 2019 per un totale di oltre 875 milioni.

Per i giudici vanno eliminati dal conto di bilancio residui attivi imputabili all’assessorato alle Infrastrutture per 1,2 milioni; ai Beni culturali per circa 22 mila euro; all’assessorato Famiglia per 1.800 euro.

Altre partite contabili irregolari riguardano il fondo perdita e società partecipate, il fondo residui perenti, spese sanitarie per 156 milioni impegnate e spese disimpegnate per 80 milioni. Per effetto delle dichiarazioni di incostituzionalità di alcune leggi risultano irregolari spese per il trasporto pubblico locali per 12 milioni, 164 mila euro per pensioni, assegni e sussidi in carico al Fondo pensioni Sicilia e spesa per 97 milioni finanziate con quote accantonate e vincolate perché eccedenti i limiti della legge 145/2018.

I rilievi dei giudici contabili

“Sul rendiconto ci sono profili migliorativi, ma da approfondimenti contabili sono emerse aree di criticità finanziarie, che pongono dubbi di attendibilità”, ha spiegato il presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei conti, Salvatore Pilato, aprendo l’udienza di questa mattina. In Aula, oltre al presidente della Regione, Musumeci, anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

“È necessario ottimizzare la qualità della corrispondenza, tra la sede di controllo della Corte e le risposte di auto-correzione che l’amministrazione regionale dovrebbe avviare. Su questo versante c’è molto da fare”, ha proseguito Pilato, prima di bacchettare la Regione: “Ho notato che nelle relazioni anteriori vi sono state elaborate chiavi di lettura con raccomandazione che non sempre hanno trovato riscontro”.

“Do comunque atto – ha proseguito – che nello svolgimento dei lavori istruttori la Regione ha operato con leale collaborazione istituzionale e prontezza dopo il ritiro del rendiconto”.

A conclusione della sua lunga requisitoria davanti alla Sezioni riunione della Corte dei Conti, il procuratore Pino Zingale aveva mosso una serie di rilievi – “disfunzioni gestionali, organizzative e contabili” e “la sostanziale inattendibilità del rendiconto e le numerose irregolarità riscontrate” – chiedendo di non parificare il rendiconto della Regione per il 2019 e di “dichiarare l’irregolarità del conto del bilancio, del conto economico e dello stato patrimoniale”.

Musumeci: “Regione ha voltato pagina”

Nel suo intervento, il presidente Musumeci ha precisato che “la Regione ha voltato pagina nella gestione degli equilibri di bilancio e recuperato credibilità finanziaria”. “Il governo regionale non chiede prebende o regalie, ma le risorse per garantire l’espletamento delle funzioni statutariamente attribuite e i livelli essenziali delle prestazioni costituzionalmente riconosciuti – ha detto Musumeci – e che con l’attuale gettito è insostenibile, le compartecipazioni fiscali concordate nella scorsa legislatura, infatti, al netto dell’ingente concorso al fondo sanitario regionale, non attribuiscono risorse ‘aggiuntive’ alla Regione limitandosi a introdurre minimi correttivi agli effetti distorsivi recati sul gettito devoluto da alcuni provvedimenti normativi statali”.

“La capacità espansiva delle entrate nel bilancio regionale – ha aggiunto – deve invece essere ancorata all’incremento del gettito tributario assicurato dalle modifiche del sistema di devoluzione delle entrate. In tal senso ho chiesto un incontro al presidente del Consiglio per ridefinire urgentemente gli accordi finanziari riconoscendo alla Sicilia quanto necessario a garantire i diritti di cittadinanza, mentre al ministero dell’Economia è già insediato il gruppo di lavoro misto Stato-Regione che, dopo una lunga pausa connessa anche alla pandemia, sta definendo le linee della nuova normativa di attuazione in materia finanziaria”.

Il presidente Musumeci ha affrontato poi il tema del finanziamento degli enti locali “che ci inquieta e che, se non affrontato con urgenza e determinazione, rischia di provocare la paralisi dei Comuni”. Ha evidenziato, inoltre, le difficoltà connesse alle norme nazionali relative agli appalti pubblici che finiscono con il “frenare l’avvio di opere e cantieri, limitando lo sviluppo del territorio“. E ha posto l’accento sulla necessità di restituire competenze agli enti intermedi, le ex Province, “con l’obiettivo di trasmettere presto all’Ars un disegno di legge che completi una riforma fatta in passato con troppa fretta”.

Inoltre, ha ricordato come in Regione “non si bandiscano concorsi dal 1991”, annunciando che partirà a breve un piano di formazione per i dipendenti regionali “con l’obiettivo di aggiornarne le competenze, soprattutto sul fronte della digitalizzazione”.


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