Tonno, gli sbarchi notturni: il traffico illegale dell'oro rosso - Live Sicilia

Tonno, gli sbarchi notturni: il traffico illegale dell’oro rosso

I porti delle frazioni marinare etnee sono al centro del mercato di contrabbando. Le fiamme gialle catanesi indagano.

CATANIA – Tutti gli anni tra maggio e giugno si aprono due stagioni. Una è quella della pesca al tonno rosso, specie a rischio di estinzione su cui ci sono delle quote molto rigide stabilite dall’Unione Europea e da organismi internazionali. L’altra è quella che vede Guardia di Finanza e Guardia Costiera inseguire chi pesca e vende tonno senza nessuna autorizzazione, violando la legge e mettendo a rischio l’equilibrio già fragile dell’ecosistema marino. Nell’estate appena iniziata sono state già quasi cinque le tonnellate pescate illegalmente e sequestrate nel catanese. Segnali dell’esistenza di un mercato nero che vale milioni di euro, e che si basa su un’organizzazione e un coordinamento che copre tutta la Sicilia.

Oro rosso del mediterraneo

Il tesoro milionario su cui si gioca il traffico di pesce in tutta l’isola è il tonno rosso, specie che nasce in atlantico ma arriva nel Mediterraneo per riprodursi. La domanda di questa specie particolare è cresciuta negli ultimi anni soprattutto a causa dell’appetito insaziabile del Giappone, che assorbe il novanta per cento del pescato mediterraneo. Nel mercato di Tsukiji, a Tokyo, un singolo tonno rosso di circa trecento chili è stato venduto all’asta nel 2020 per due milioni e settecentomila euro, più di novemila euro al chilo. In totale, il mercato legale del tonno rosso muove 40 miliardi di euro.

Proprio a causa della domanda, però, a metà anni novanta si temette che il tonno rosso potesse estinguersi a causa della sovrapesca. Diversi organismi internazionali, come l’Iccat (Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico), hanno messo delle regole alla pesca della specie, con un sistema molto rigido di quote ripartite per ogni nazione e con periodi molto stretti in cui è autorizzata la pesca e dunque la vendita. E qui nasce l’opportunità per il mercato legale: in Italia, dove la quota concessa è di poco più di quattromila tonnellate, sono solo 21 le imbarcazioni autorizzate a pescare tonno con il sistema a circuizione, ovvero circondando i banchi con reti. Di queste, 12 sono basate in Campania. Ci sono poi 40 imbarcazioni autorizzate a usare il palangaro e 6 tonnare fisse, di cui 5 in Sardegna e solo una in Sicilia, quella di Favignana. Un oligopolio di fatto, in cui ciascuno può persino vendere parte delle proprie quote, guadagnando senza uscire dal porto. Con una risorsa così limitata, pescatori e commercianti si infilano in un mercato nero, realizzando dei guadagni illeciti con la pesca non autorizzata e, nel caso dei commercianti, pagando molto meno una risorsa pregiata.

Gli sbarchi notturni

La costa a nord del porto di Catania è costellata di piccoli porticcioli come Ognina, Riposto, Pozzillo e altri che ospitano barche a vela e pescherecci. Chi vive in questi posti ha imparato ormai a riconoscere i segni degli sbarchi illegali di tonno rosso che, a cadenze irregolari ma comunque con la frequenza di un almeno due volte a settimana, avvengono sulle piccole banchine.

Di notte, le barche da pesca entrano in porto coordinandosi con una rete di vedette sulla terraferma, che segnalano ogni movimento e si assicurano che non ci siano forze dell’ordine in agguato. Quando è l’ora i furgoni refrigerati entrano sulla banchina a tutta velocità e a marcia indietro, e dalla barca si inizia a scaricare pesce avvolto in coperte. Di solito si tratta di tonno, ma può esserci anche del pesce spada troppo piccolo per essere venduto sul mercato legale o altre specie non autorizzate. Alla fine dello sbarco, furgoni e peschereccio ripartono a tutta velocità. Tempo tra l’arrivo e la partenza: cinque minuti.

Il viaggio su ruota e le forze dell’ordine

Di solito è a questo punto che intervengono gli uomini della Guardia di Finanza, fermando chi trasporta il pesce e sequestrando il mezzo e il carico. Nell’ultimo sequestro, quello avvenuto al porto di Ognina, i finanzieri hanno sequestrato diciannove tonni per un peso totale di 3,3 tonnellate. Il furgone apparteneva a una ditta che possiede tre pescherie in provincia di Palermo, e il pesce stava per prendere proprio la direzione del palermitano. Segno di un mercato illegale che ormai copre tutta l’isola, come conferma il maggiore Giovanni Romeo, comandante della Sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Catania: “Diciannove tonni sono un grosso acquisto che implica un mercato molto ampio, a cui partecipano molti soggetti, perché non è molto facile smerciare più di tre tonnellate di pesce”. Le operazioni della Finanza di Catania si imbattono spesso negli stessi personaggi, soprattutto catanesi, ma stanno sempre più riscontrando la presenza di persone da altre zone della regione: “Oltre al pesce destinato a Palermo – dice ancora Romeo – abbiamo fermato anche persone arrivate da Messina per lo stesso motivo”.

Segni dell’esistenza di un mercato illegale in cui è molto conveniente entrare, per chi vuole arricchirsi illegalmente. Secondo una stima del quotidiano inglese Financial Times il mercato nero italiano vale 13 milioni di euro, con un movimento illegale a livello europeo che arriva a 2500 tonnellate. A fronte di guadagni molto alti e del tutto al di fuori di ogni controllo fiscale il rischio più grande per chi pesca e commercia senza autorizzazione il tonno rosso è quello della confisca del pesce e delle attrezzature e di una multa fino a seimila euro. La pesca e vendita fuori quota erano un reato penale fino al 2016, quando furono trasformate in illeciti amministrativi.


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