Palermo, Orlando e il "babbìo" della mozione di sfiducia

Palermo, Orlando e il “babbìo” della mozione di sfiducia

I giochi di palazzo, al di là delle dichiarazioni ufficiali
SEMAFORO RUSSO
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Ecco un’altra mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Palermo Leoluca Orlando. La precedente fu bocciata nel settembre del 2020, a quella data però una maggioranza orlandiana bene o male esisteva, adesso è una ex maggioranza ridotta a 11 consiglieri su 40. Vedremo se raccoglierà le 16 firme necessarie allo scopo di portarla in aula dove serviranno 24 voti per l’approvazione.

Secondo il puntuale racconto di Roberto Immesi su Livesicilia oltre a +Europa anche la Lega avrebbe deciso di sostenere il documento già sottoscritto da Fratelli d’Italia, mentre pare, almeno a oggi, che Udc, Forza Italia e Diventerà Bellissima di Nello Musumeci non gradiscano. Infatti, Marianna Caronia ha addirittura abbandonato Forza Italia pur di sostenere la sfiducia. Sì, perché il suo (ex) capogruppo Giulio Tantillo ha trovato una curiosa motivazione per defilarsi, supportato dal braccio destro di Silvio Berlusconi in Sicilia Gianfranco Miccichè parimenti assai poco convinto della bontà dell’iniziativa: “Per presentare la mozione – ha dichiarato Tantillo – servono 16 firme e dovranno essere tutte di centrodestra. Se troveremo una posizione comune nella coalizione andremo avanti, ma la mia firma non comparirà mai insieme a quelle del M5S: niente di personale, ma siamo partiti troppo diversi e nel 2022 non andremo insieme alle elezioni. Semmai è Orlando – conclude – a doversi dimettere, ci metta la faccia e non cerchi una scusa per farsi cacciare”. Tradotto per chi ha poca dimestichezza con il politichese sicilianizzato: per conto mio non firmerò una mozione di sfiducia al sindaco con il quale ho sempre avuto un buon dialogo al di là delle formali distinzioni di bandiera e che, d’altro canto, non si dimetterà manco sotto tortura. Quindi, lo spettacolo continua. Fine traduzione.

Decisamente una curiosa motivazione perché anche i bambini sanno che coloro che dall’opposizione sfiduciano un sindaco non sono poi obbligati a stringere un’alleanza alle successive elezioni, c’entra come la ricotta salata sugli spaghetti vongole e cozze. No, il punto è che finché si tratta di giochetti propagandistici è un conto, ora, invece, i voti teoricamente ci sarebbero per mandare il sindaco a casa e Tantillo non regalerà mai a Orlando un’arma da usare contro il consiglio comunale. Intendiamoci, un politico consumato quale lui è non ha paura, a differenza di tanti suoi colleghi, di eventuali elezioni anticipate a Palermo, ha un elettorato abbastanza affezionato, sicuramente non gradirebbe affatto un eventuale commissariamento lungo e snervante che lo costringerebbe a restare fuori dalla porta della stanza dei bottoni.

In realtà, è così per quasi tutti gli inquilini di Sala delle Lapidi, a loro, al netto della perdita dell’indennità di carica alla quale qualcuno non vuol rinunciare, interessa rimanere a navigare fino alla fine in un mare familiare, l’aula, sebbene in tempesta. A questo punto, accertata la non disponibilità del sindaco a dimettersi (ha ragione, è stato eletto per 5 anni) e constatato il “babbìo” o “annacamento” delle opposizioni, con relative divisioni tra e all’interno delle forze politiche circa la presentazione di una unitaria mozione di sfiducia, si impone una domanda. Nei rimanenti mesi di consiliatura i palermitani cosa si devono aspettare? Una penosa guerriglia tra le trincee di Palazzo delle Aquile a danno della collettività? Dovranno rassegnarsi a un consiglio comunale improduttivo – sono parecchi e importanti i provvedimenti in calendario che attendono da tempo di essere esitati – o a scartamento ridottissimo per non “favorire” l’Amministrazione? Dovranno rassegnarsi a osservare il sindaco che ha comunque segnato la storia della quinta città d’Italia, non un sindaco qualunque, vivacchiare e osteggiato a ogni piè sospinto dall’organo consiliare piuttosto di vederlo nobilmente uscire dal palcoscenico governando? Piacerebbe, soprattutto ai cittadini, conoscere la risposta dei consiglieri comunali e del sindaco Orlando. Piacerebbe pure conoscere la posizione dei partiti, al di là delle polemiche di rito e del fronte d’appartenenza, che non possono guardare altrove proiettati nel 2022. È giusto occuparsi delle prossime elezioni ma un anno seppure appare breve per l’orologio della politica è invece un’eternità in una città con ancora mille emergenze.

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